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Questo articolo è stato pubblicato il 17 agosto 2013 alle ore 11:45.
L'ultima modifica è del 17 agosto 2013 alle ore 10:49.

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«Isinbayeva, per me possono stuprarti in piazza». Si dimette il dirigente del Pd Gianluigi Piras

Ho sbagliato e pago: mi dimetto. Dopo la frase pubblicata ieri sul suo profilo Facebook («Isinbayeva, per me possono anche prenderti e stuprarti in piazza. Poi magari ci ripenso. Magari mi fraintendono») Gianluigi Piras, dirigente locale del Pd sardo, presidente del Forum regionale sardo sui Diritti, annuncia le dimissioni. «Lo stupro è inaudita violenza - scrive sempre su Fb -. Ma il danno è enorme e quando si sbaglia, in politica come nella vita, c'è sempre un prezzo da pagare e io intendo pagare».

«A tal proposito e irrevocabilmente - continua Piras - rassegno le dimissioni dalla Presidenza del Forum Regionale sui Diritti civili del Partito Democratico della Sardegna e dalla Direzione Regionale; rassegno irrevocabilmente le dimissioni dal Consiglio comunale di Jerzu; rassegno irrevocabilmente le dimissioni dal coordinamento regionale di Anci giovane; rimetto nelle mani del Segretario Regionale e Nazionale del Partito Democratico la mia tessera di iscritto e rassegno irrevocabilmente le dimissioni da coordinatore provinciale di Prossima Italia, associazione impegnata da sempre con grande determinazione nelle battaglie in difesa dei diritti civili e che in questa fase sta sostenendo la candidatura di Giuseppe Civati alla Segreteria Nazionale del Pd».

La frase è stata postata ieri dallo stesso politico (e in una pagina nella quale campeggia la foto del ministro per l'Integrazione, Cécile Kyenge, per la quale una leghista invocò lo stupro), dopo le affermazioni dell'atleta russa che aveva definito non «normali» i gay (poi anche lei ha fatto retromarcia). Immediato il putiferio nel web, anche tra gli stessi elettori del Pd.

«Caro Epifani, su Piras prendi subito provvedimenti». Così in un tweet Anna Paola Concia, esponente Pd, aveva subito al segretario del suo partito di prendere provvedimenti contro Piras. E dopo le dimissioni: «Non bisogna santificarlo. Ha fatto il semplice dovuto».

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