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Questo articolo è stato pubblicato il 23 agosto 2013 alle ore 16:39.

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Verona-Milan, 40 anni di ricordi da Nereo Rocco a Balotelli - Video - Tutto sulle 20 squadre al via

Lo stadio è ancora lui, il Bentegodi. Con un'ala in più sulle tribune, il parterre semidisabitato e una pista d'atletica blu elettrico. Il 20 maggio 1973, Gianfranco "Zigo" Zigoni esce dagli spogliatoi, calca l'erba del rettangolo verde e inciampa in una bolgia rossonera. I suoi spalti mimetizzati in una selva di bandiere del Milan. «Ma siamo a San Siro?» gli chiedono i compagni di squadra. I 30mila ospiti che hanno intasato i caselli autostradali dalla mattina aspettano la stella, il decimo scudetto. Non vogliono intralci.

E non vogliono bandiere gialloblu, mastini e le scale a tre pioli, in sfilata di routine prima della festa. «A me queste cose non piacciono – ha ricordato Zigoni in un'intervista -. Oggi non perdiamo con questi. Dovranno fare i conti con me». E i conti, l'atterrito undici di Gianni Rivera, li sta facendo da anni. Finisce 5-3. Scudetto alla Juve, Milan in ginocchio e Zigoni che firma l'amarcord numero uno nei 110 anni di storia dell'Hellas.

Il ritorno dopo 11 anni
Quarant'anni, un'estate e qualche generazione più tardi Verona-Milan inaugura la serie A 2013/2014. E non è "solo" la coincidenza a due lame tra un ricordo glorioso per i veronesi e catastrofico per i milanisti. E' il ritorno al calcio patinato dell'Hellas, dopo 11 anni nell'inferno irregolare della serie minori. Un tunnel avviato con l'imprevedibile retrocessione dell'era Malesani. Era il 2001/2002, e il Verona dell'attuale mister del Bologna volava in classifica, piaceva, reggeva il passo dei neopromossi cugini del Chievo. Nel il girone d'andata, almeno. Poi qualcosa si rompe, e un undici che elenca in rosa Camoranesi, Gilardino, Oddo e Mutu sprofonda fino quartultimo posto. Aggiudicato, naturalmente, nell'ultima partita della stagione, con un 3-0 in casa del Piacenza che è l'inizio dell'incubo.

Tanti anni in B senza scaldare i cuori e le classifiche, l'illusione di un Massimo Ficcadenti che fa annusare la massima serie nel 2004/2005: fuori dai play off per un punto. Poi di nuovo giù. Nel giugno 2007, un impietrito Bentegodi vede la squadra allora capitanata da Ventura schiantarsi per inerzia sulla muraglia dello Spezia e uscire a gambe rotte dai play out: C. Anzi, prima divisione. Cambia la nomenclatura ma il concetto è fin troppo chiaro. Anni grigi sui campi periferici, mister che sbalzano in panchina senza tracce visibili. Fino a una società più salda, con l'amatissimo Giovanni Martinelli che ricompatta le file e cede nel 2012 il timone a Maurizio Setti. E un allenatore fuori schema, Andrea Mandorlini, che tra il 2009 e il 2013 traina il Verona fuori dal pantano di un decennio. Da armata sbilenca che spiazza tutti conquistando la serie cadetta a testa di serie in rotta per la A.

Da Rivera a Balotelli
L'esordio è ostico. Con una riserva di scintille già innescate sulla Verona "razzista" che si scontra nei primi 90 minuti della stagione con l'esuberanza di Mario Balotelli. «Veronesi.... Vi presento un BRESCIANO!!", ha scritto su twitter SuperMario in viaggio verso Verona: «L'ho fatto perché sono bresciano e per i miei amici bresciani, ci tengono alla rivalità calcistica con il Verona», ha detto ridendo l'attaccante al telefono con l'ufficio stampa del Milan. Le squadre non sono ancora in spogliatoio. Ma prima del campo, come sempre, parlano le punzecchiature. SuperMario ha risposto a Sports Illustrated, colosso statunitense della stampa di settore, che reagirà segnando a eventuali ululati. Flavio Tosi, il primo cittadino di Verona, lo invita a «provocare meno» il pubblico di casa. Il giudizio è dalle 18 in poi, al Bentegodi. Sul campo il nuovo Hellas di Toni, Gomez e Jankovic a tu per tu con una generazione impensabile al Bentegodi, sponda Hellas, fino a qualche anno fa: El Shaarawi, lo stesso Balotelli, Boateng. Sullo sfondo, Verona-Milan del maggio '73. Quella cha ha reso Verona "la fatal Verona", fatto sbuffare Nereo Rocco negli spogliatoi contro la società, irritare e reagire "Zigo" trainando i compagni alla cinquina. La favola di un'altra età, 40 anni dopo.

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