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Questo articolo è stato pubblicato il 24 agosto 2013 alle ore 17:35.

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Ma lo scivolone della Lombardia era già scritto

Roberto Maroni dice che se la Lombardia (prima regione italiana), nell'Indice stilato dalla Commissione Ue sulla competitività delle regioni europee, é scivolata dalla posizione numero 100 del 2010 alla 128 del 2012, è colpa «della politica dissennata messa in atto nell'ultimo anno dal governo dei tecnici di Mario Monti». Una politica «basata soltanto sul rigore e sull'aumento della pressione fiscale, che ha penalizzato il Nord». Adesso per recuperare posizioni, secondo il presidente della Regione, la strada da seguire è quella di aiutare la crescita, diminuendo le tasse, puntando su investimenti e ricerca.

Un risultato di questo genere era già scritto negli ultimi dati economici.
Anche il presidente di Assolombarda, Gianfelice Rocca, nella sua relazione di insediamento aveva lasciato spazio a pochi dubbi. «Negli ultimi anni - aveva ricordato - abbiamo perso più del 10% del reddito pro capite rispetto alla media europea».
Quanto a Milano, «quindici anni fa era al nono posto nella classifica di attrazione di imprese multinazionali e Monaco all'undicesimo. In quindici anni le posizioni si sono invertite». Con la Lombardia che esporta il 40% del suo Pil. E Milano sede del 40% delle multinazionali presenti in Italia. La strada indicata dal presidente di Assolombarda è quella di «più innovazione, maggiore utilizzo di Ict, maggior dimensioni e internazionalizzazione, oltre che di un miglior uso delle risorse umane nelle aziende famigliari».

Del fatto che la classifica della Commissione Europea confermi il risultato della crisi di questi anni, è convinto Graziano Gorla, segretario della Camera del Lavoro di Milano. Perché «la Lombardia è forte soprattutto sul manifatturiero e la crisi si è combattuta con esportazioni, ma il calo della domanda interna ha ridotto i risultati degli anni precedenti». Il problema principale secondo Gorla è quello dell'innovazione di prodotto e di processo, soprattutto per quanto riguarda la brevettazione. «Le imprese hanno investito poco e bisogna ripensare la politica industriale, soprattutto per i settori strategici sui quali vanno fatti sforzi comuni». Gorla dice sì alla riduzione delle tasse, «ma a favore del lavoro, per rilanciare i consumi». E poi per il segretario della Camera del Lavoro di Milano «è importante non disperdere professionalità che nella crisi possono essere utili quando ci sono segnali di ripartenza, quindi evitare licenziamenti, anche attraverso gli ammortizzatori sociali».

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