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Questo articolo è stato pubblicato il 26 agosto 2013 alle ore 20:00.
L'ultima modifica è del 26 agosto 2013 alle ore 08:38.

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Guglielmo Epifani (Ansa)Guglielmo Epifani (Ansa)

Il Governo balla sull'Imu. Ultimatum del Pdl: via l'imposta sulla prima casa per tutti o cade il governo. Replica il Pd: basta ricatti. A Palazzo Chigi il premier Enrico Letta ha incontrato Angelino Alfano, il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni e quello degli Affari Regionali Graziano Delrio. Al centro della colazione di lavoro il nodo Imu. «Stiamo continuando a ragionare e a valutare tutte le opzioni percorribili», ha detto Delrio al termine dell'incontro. «Sull'Imu c'è ancora da lavorare fino a mercoledì ma possiamo farcela», ha scritto il vicepremier e ministro dell'Interno, Angelino Alfano su Twitter. Nel pomeriggio il consiglio dei ministri che ha dato il via libera al pacchetto pubblico impiego. Intanto i timori sulla stabilità del Governo hanno effetti sulla Borsa. Sale lo spread tra Btp e Bund tedeschi. E Silvio Berlusconi interviene per placare gli animi in un partito, il Pdl, sempre più caratterizzato dal braccio di ferro interno tra "falchi" e "colombe".

Berlusconi al Pdl: non fornire alibi a manipolazioni
Il leader del Pdl richiama i dirigenti del partito: stop a polemiche nocive, è il senso del suo intervento. «In questa situazione di difficoltà per il nostro Paese e di confronto tra le forze politiche, il dibattito all'interno del Popolo della Libertà, che nasce come chiaro segnale di democrazia, viene sempre più spesso alimentato, forzato e strumentalizzato dagli organi di stampa», spiega Berlusconi, in una nota. «La passione e l'impegno generoso dei nostri dirigenti e dei nostri militanti - continua l'ex presidente del Consiglio -, anche negli ultimi giorni, vengono riportati e descritti a tinte forti, quasi fossero sintomi di divisione e di contrasto». «Perciò - conclude Berlusconi -, invito tutti - a non fornire con dichiarazioni e interviste altre occasioni a questa manipolazione continua che alimenta le polemiche e nuoce a quella coesione interna, attorno ai nostri ideali e ai nostri valori, che é sempre stata ed é il tratto distintivo del nostro movimento».

Agibilità politica, posizioni distanti tra Pd e Pdl
Sul nodo agibilità politica di Berlusconi le posizioni rimangono distanti. Mentre infatti il segretario del Pd Guglielmo Epifani rispedisce al mittente «qualunque ricatto o ultimatum del Pdl», il deputato del Pdl, e presidente della Commissione Affari esteri e comunitari della Camera, Fabrizio Cicchitto guarda al Colle: «Quello in carica doveva essere un governo che aveva alle spalle un retroterra fondato sulla cosiddetta "pacificazione" - ricorda in un'intervista La Stampa -. Il bombardamento giudiziario e quindi mediatico contro Berlusconi - continua Cicchitto - ha largamente minato questo proposito. Se il Capo dello Stato intervenisse con un atto di grazia quale la commutazione della pena, allora questo obiettivo della pacificazione verrebbe recuperato».

«Il Pd respinge con forza qualunque ricatto o ultimatum del Pdl. Quella di Berlusconi non é una questione democratica. È un caso di assoluto rilievo politico, ma riguarda principalmente la destra. Non tocca a nessun altro risolverlo: né a Napolitano, né a Letta, né al Pd. Il Pdl decida cosa vuole fare, e se ne assuma la responsabilità di fronte al Paese». Così Guglielmo Epifani, all'indomani del vertice di Arcore, in un'intervista alla Repubblica parla chiaro: per il leader Pd sull'«agibilità politica» del Cavaliere non si tratta. Il Pd «rispetterà la legge» e voterà sì alla decadenza di Berlusconi. E assicura: «Tra di noi non ci saranno franchi tiratori».

Spiega il segretario del Pd: «L'unica cosa davvero inaccettabile, in tutta questa vicenda, é la motivazione che spinge Berlusconi a far saltare il tavolo. Vorrei dire una volta per tutte che in gioco non c'é alcuna 'questione democraticà. C'é solo da uniformarsi alle regole dello Stato di diritto, rispettando la separazione dei poteri, se non vogliamo diventare una Repubblica delle banane».

La decisione di votare la decadenza, osserva Epifani, «non nasce
dal fatto che vogliamo «eliminare per via giudiziaria un avversario politicò, cosa che in via di principio va sempre esclusa. Lo facciamo invece perché é giusto così e perché
questo é ciò che ci impone il principio di legalità. Nessun giustizialismo da parte nostra, ma nessun salvacondotto per chiunque. Ed é la stessa cosa che abbiamo fatto quando si é trattato di valutare i comportamenti della nostra parte».

Epifani esclude «tentativi affannosi» e «scorciatoie impercorribili» come grazia e l'amnistia e insiste: «qui l'unica cosa che conta é ancora una volta il rispetto della legge». Il governo Letta é dunque al capolinea? «Solo un cieco non vede che il governo vive ore critiche - risponde - ma la responsabilità non é nostra. Il Pd ha fatto e continuerà a fare ogni sforzo perché il governo vada avanti». E avverte: «una crisi al buio adesso ci farebbe precipitare nel caos: i costi sociali sarebbero enormi, i mercati ci punirebbero ancora una volta».

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