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Questo articolo è stato pubblicato il 26 agosto 2013 alle ore 15:33.

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È morto Luigi Lucchini, ex presidente di Confindustria. Squinzi: scompare un protagonista del Dopoguerra

«Con la scomparsa di Luigi Lucchini, l'industria e la finanza italiana perdono una delle figure più rappresentative, uno di quei figli del Dopoguerra che con determinazione e modestia hanno ricostruito e rifatto grande il nostro Paese». Così il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, ricorda l'imprenditore scomparso oggi a 94 anni.
«Un uomo fermo, mai stanco di progettare il futuro, capace di trasformare il suo nome in un gruppo nato dal nulla e diventato simbolo e vanto della siderurgia italiana, cui ha dato un respiro europeo - sottolinea ancora il leader degli industriali -. Imprenditore puro, ha fatto dell'autonomia la sua bandiera e ha usato la finanza con accortezza, sempre come strumento a vantaggio della fabbrica: "Per arricchire il convento, non i frati", come amava dire».

L'ultima apparizione pubblica, accompagnato dai figli Giuseppe, Silvana e Gabriella, è stata tre anni fa, nella «sua» Casto, per la presentazione della biografia. Aveva evitato di presenziare in analoghi incontri a Brescia e a Milano. Ma per la sua gente aveva fatto un'eccezione all'abitudine di coricarsi presto alla sera, dopo la cena.

Si è spento ieri, a 94 anni, Luigi Lucchini. Decano della siderurgia italiana, è stato protagonista, attraverso la siderurgia, della ricostruzione di un Paese distrutto dalla guerra, portando il gruppo da lui guidato ai vertici economici europei e mondiali. Nato il 21 gennaio 1919 a Casto, in provincia di Brescia, figlio di un artigiano che lavorava il ferro, nell'immediato dopoguerra ha iniziato la propria attività nell'officina paterna in Val Sabbia.

Nel secondo dopoguerra, però, realizza già i primi ampliamenti dell'azienda di famiglia, installando un piccolo laminatoio per la produzione di tondo per cemento armato. La crescita del gruppo continua anche nei decenni successivi, passando dalla dimensione artigianale a quella industriale con nuovi laminatoi e i primi forni elettrici. Anni di lavoro duro se è vero che, come raccontava lo stesso Cavaliere, le prime ferie le fece a 50 anni.

Ma è negli anni Settanta e Ottanta che il gruppo conosce la sua vera stagione di espansione. Prima con l'acquisizione dell'impianto di Lovere, in provincia di Bergamo (la prima privatizzazione dello stato italiano), poi con le ferriere di Piombino e le acciaierie di Servola (entrambe a ciclo integrale), oltre agli impianti in Francia e Polonia. Parallelamente il gruppo si specializza in produzioni a maggior valore aggiunto, rivolgendosi ai mercati dell'industria petrolchimica, dell'energia, delle infrastrutture, dell'utensileria, dell'industria aerospaziale e della meccanica fine.

Nel frattempo, cresce anche la leadership dell'imprenditore. Nel 1975 viene nominato Cavaliere del Lavoro: sono gli anni in cui muove i primi passi nella finanza. Negli anni successivi, in diversi periodi, entra nel Cda di Banca Commerciale Italiana (di cui diviene presidente), Montedison (presidente), Assicurazioni Generali (di cui diviene membro del Comitato Esecutivo), Abi, Eridania Bèghin Say, Mediobanca, Olivetti e Gemina.

Oltre a queste attività ricopre anche le cariche di presidente della Associazione industriale bresciana (1978-83) e presidente di Confindustria (1984-88). Infiniti, tra chi l'ha conosciuto, gli aneddotti riconducibili al Cavaliere, che a Brescia si vantava di «investire in scioperi», ma che instaura, da leader degli industriali, ottimi rapporti con i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil (Lama, Carniti e Benvenuto): è sotto la sua presidenza che si giunge al referendum sulla scala mobile.

Nella seconda metà degli anni Novanta le difficoltà dell'acciaio colpiscono anche il gruppo Lucchini, costretto a cedere alcuni stabilimenti ai francesi di Usinor. Nel 2005, dopo una fase di ristrutturazione, viene ceduto il 62% del gruppo Lucchini ai russi di Severstal. L'azienda guidata da Alexei Mordashov sale quindi all'80% e i centri decisionali si allontanano da Brescia.

Nel 2010 l'abbandono definitivo: Luigi Lucchini annuncia l'addio alla carica di presidente onorario del gruppo. Ma non è un addio definitivo alla siderurgia: nel 2007 la famiglia ha ricompra da Severstal il 100% di Sidermeccanica (a Lovere), mantenendo ancora oggi un impegno diretto nel mondo dell'acciaio.

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