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Questo articolo è stato pubblicato il 27 agosto 2013 alle ore 21:19.

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Ilva, si riaccende il conflitto: proteste per il decreto legge «sblocca-discariche»

Le due nuove discariche di rifiuti speciali dell'Ilva autorizzate ieri dal Consiglio dei ministri col decreto legge che riguarda i provvedimenti della Pa, accendono un nuovo conflitto sul siderurgico di Taranto. Insorge il sindaco di Taranto, Ezio Stefáno, che chiede all'Arpa Puglia di valutare gli effetti che le discariche (per rifiuti pericolosi e non pericolosi) possono creare all'ambiente sommandosi all'inquinamento dello stabilimento; chiede chiarezza il sindaco di Statte, Angelo Miccoli, nel cui territorio, in località "Mater Gratiae", a pochi chilometri da Taranto, sorgeranno le due discariche; annunciano di voler confrontarsi sul tema col ministro dell'Ambiente, Andrea Orlando, sia i deputati di Taranto (Michele Pelillo del Pd), che l'assessore all'Ambiente della Regione Puglia, Lorenzo Nicastro, che incontrerá Orlando a Roma già domani.

Tutte le perplessità e il parere di ministero e azienda
Ok che i rifiuti industriali dell'Ilva vanno smaltiti all'interno dello stabilimento stesso; ok sul fatto che i lavori di bonifica del siderurgico previsti dall'Autorizzazione integrata ambientale (Aia) inevitabilmente faranno crescere la quota dei rifiuti, ma perché procedere di nuovo con un decreto, si chiede la Regione Puglia? Quali sono i presupposti che spingono ad adottare un provvedimento di urgenza e per giunta su un tema così delicato?

Ministero dell'Ambiente e Ilva convergono su un punto: se si vuole che il risanamento della fabbrica proceda senza indugi, le discariche servono e servono in tempi brevi. Nel caso specifico, i siti delle due discariche risultano già in possesso del parere di compatibilità ambientale. È solo l'autorizzazione alla costruzione degli impianti che non c'è e il decreto legge da un lato sana questa carenza e dall'altro permette di far presto.
Le discariche sono strettamente funzionali all'avanzamento dell'Aia, dice ancora il ministero; non c'è alcun costo per la finanza pubblica, l'intervento è tutto a carico dell'Ilva. La quale, dal canto suo, assicura che le due discariche saranno rispettose dell'ambiente.

Ma da Taranto, tuttavia, si insiste e si osserva che il fatto che mesi addietro la Procura abbia acceso un faro proprio sul sito di "Mater Gratiae" arrivando anche all'arresto dell'allora presidente della Provincia di Taranto, Gianni Florido, del Pd, e di altre tre persone con l'accusa di concussione (avrebbero fatto pressioni sui dirigenti dell'assessorato all'Ambiente della Provincia perché dessero l'autorizzazione alle discariche ma questi si opposero per mancanza dei requisiti), avrebbe dovuto consigliare, all'Ilva e al ministero stesso, un supplemento di cautela. Protestano, ma con toni assai più duri, i parlamentari pugliesi di Cinque Stelle, i Verdi di Taranto e il movimento ambientalista Peacelink, uno dei più attivi a livello locale nella battaglia contro l'inquinamento del siderurgico. E c'è chi, come il consigliere regionale di Sel, Alfredo Cervellera, ex vice sindaco di Taranto, chiede a Regione Puglia e Comune di Taranto un atto «forte»: vedere se il decreto legge, nella parte delle discariche, è costituzionale valutando il caso di impugnarlo alla Corte Costituzionale. Come mesi fa fecero i giudici di Taranto per la legge 231, la "Salva Ilva", ma la Consulta diede poi loro torto e disse che la legge era costituzionale.

L'antefatto: la discussione del Senato e il decreto sul commissariamento dell'Ilva
Ma che si sarebbe arrivati ad una soluzione normativa per le discariche era nell'aria. Alcune settimane fa, quando in Senato si discuteva sul decreto legge 61 sul commissariamento dell'Ilva, emerse sia la necessità di affrontare questo nodo, sia di sistemare quegli aspetti che, per mancanza di tempo, non avevano trovato accoglimento nel decreto, poi convertito nella legge 89 del 3 agosto. E infatti il nuovo decreto varato lunedí dal Cdm non affronta solo la questione rifiuti e discariche dell'Ilva - entro 30 giorni dalla conversione, il ministro dell'Ambiente fisserá i criteri di realizzazione delle due discariche ed entro 3 mesi le modalitá di smaltimento dei rifiuti industriali -, ma permette anche al commissario Enrico Bondi di sciogliere tutti quei contratti stipulati dall'Ilva, vigenti alla data del commissariamento (4 giugno) ma incompatibili con gli obiettivi del risanamento.

L'Aia sui rifiuti che non c'è piú stata
Molte polemiche sono sorte anche perché l'ex ministro dell'Ambiente, Corrado Clini, dopo aver fatto riscrivere l'Aia per gli impianti dell'area a caldo (parco minerali, cokerie, altiforni e acciaierie) varandola ad ottobre, aveva assicurato altre due Autorizzazioni integrate ambientali: una per i rifiuti (entro gennaio) e un'altra per le centrali elettriche dello stabilimento (entro maggio). Provvedimenti nella cui definizione gli enti locali sono direttamente coinvolti ma che non sono arrivati. È invece arrivato il decreto legge sblocca-discariche. «Perché non è stata fatta l'Aia anche sulle discariche? Bisogna chiederlo al ministero - afferma Giorgio Assennato, direttore generale dell'Agenzia regionale di protezione ambientale della Puglia -. È questa una valutazione politica che non spetta a me, che sono un tecnico. Sì, è vero che su una delle due discariche ora autorizzate, la Regione ha espresso anni addietro una Valutazione di impatto ambientale favorevole, ma mesi fa, quando l'Ispra è andato a controllare, si è trovato di fronte a una situazione ben diversa rispetto al via libera regionale».

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