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Questo articolo è stato pubblicato il 28 agosto 2013 alle ore 16:30.
L'ultima modifica è del 28 agosto 2013 alle ore 13:41.

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Silvio Berlusconi (Lapresse)Silvio Berlusconi (Lapresse)

Il primo atto formale è stato compiuto. Per sciogliere il nodo della decadenza di Silvio Berlusconi dalla carica di senatore il Pdl guarda alla Consulta per risolvere la questione dell'applicabilità della legge Severino all'ex presidente del Consiglio. Sono stati depositati infatti questa mattina alla presidenza della giunta per le elezioni del Senato, i pareri pro veritate di giuristi e costituzionalisti per la difesa di Silvio Berlusconi riguardo il nodo della sua decadenza da senatore. I pareri sono sei: tre redatti da penalisti (Spangher, Pansini, Marandola) e tre da costituzionalisti (Guzzetta, Nania e Caravita di Toritto - De Vergottini - Zanon). Forte di queste sei posizioni, la difesa del Cavaliere chiede che a esprimersi sull'applicabilità della legge Severino al caso dell'ex premier sia la Consulta. Di conseguenza, i lavori della Giunta dovrebbero fermarsi in attesa del pronunciamento. La prossima riunione è prevista per il 9 settembre, giorno in cui il senatore Andrea Augello svolgerà la sua relazione.

La lettera di Berlusconi: nessuna pena senza legge
Il presidente della Giunta Dario Stefàno ha confermato che i pareri dei giuristi sono accompagnati da una breve lettera firmata da Silvio Berlusconi dove si annuncia anche il ricorso alla Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo contro l'applicazione della legge Monti-Severino, e in particolare per la violazione da parte della norma dell'articolo 7 della Carta dei diritti dell'uomo.

Dopo aver definito il lavoro della giunta «delicato e complesso», nella lettera Berlusconi scrive: «si significa altresì che é in corso di redazione il ricorso« alla corte europea dei diritti dell'uomo ai sensi dell'art. 7 della legge 4.8.1955 N.848, ritenendo pacificamente violati i principi ivi enunciati».La legge 4 agosto 1955, n. 848 - si legge ancora nella comunicazione del Cavaliere - è la "ratifica ed esecuzione della convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali firmata a Roma il 4 novembre 1950 e del protocollo addizionale alla convenzione stessa, firmato a parigi il 20 marzo 1952". L'articolo 7 s'intitola "nessuna pena senza legge" ed é il seguente: «1. Nessuno può essere condannato per un'azione o una omissione che al momento in cui fu commessa non costituisse reato secondo il diritto interno o secondo il diritto internazionale. Non può del pari essere inflitta alcuna pena superiore a quella che era applicabile al momento in cui il reato é stato commesso. 2. Il presente articolo non ostacolerà il rinvio a giudizio e la condanna di una persona colpevole d'una azione o d'una omissione che, al momento in cui fu commessa, era criminale secondo i principi generali di diritto riconosciuti dalle nazioni civili».

Violante frena: la Consulta è solo un'ipotesi
Intanto l'ex presidente della Camera Luciano Violante, che ha sostenuto la praticabilità del ricorso alla Giunta per le immunità del Senato sulla legge Severino, chiarisce che la sua posizione è «solo un'ipotesi». E aggiunge: «Quirinale interessato alla mia idea? Non so. Io rispetto la posizione di Epifani (il Pd, ha annunciato il segretario del partito, voterà a favore della decadenza di Berlusconi, ndr.). Ma bisogna decidere dopo avere ascoltato le difese». In un'intervista a repubblica.it Violante ricorda che «se ci fossero i presupposti potrebbe essere legittimo il ricorso alla Corte Costituzionale o, per altre ragioni, alla Corte di giustizia del Lussemburgo. Se ci fossero i presupposti, ripeto» e a deciderlo sarà la Giunta in Senato.

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