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Questo articolo è stato pubblicato il 31 agosto 2013 alle ore 13:49.

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Caselli: certa politica sottovaluta la violenza in Valsusa

Da un lato la soddisfazione dell'intervento di prevenzione di un probabile attacco ai cantieri Tav - realizzato dai Carabinieri in collaborazione con la Digos e che ha portato a due arresti ed al sequestro di un consistente arsenale - dall'altro la preoccupazione (e forse anche il fastidio) per «il silenzio, se non peggio, di uomini di cultura, politici, uomini delle istituzioni». Il procuratore capo di Torino, Giancarlo Caselli, non fa nomi, ma i riferimenti al filosofo ed eurodeputato Idv, Gianni Vattimo, appaiono evidenti.
D'altronde il filosofo-politico aveva apertamente sostenuto le azioni dei No Tav ed è stato convocato per domani, alla procura di Torino, per essere ascoltato in merito ad una visita effettuata in carcere a un attivista No Tav. In quell'occasione Vattimo era stato accompagnato da due collaboratori, entrambi noti esponenti della lotta contro l'alta velocità. Ed i magistrati intendono verificare se si tratti davvero di collaboratori abituali dell'europarlamentare.

Ma Caselli va oltre, ironizza su questi personaggi pubblici che vorrebbero non far applicare la legge ai propri amici, sperando che tutti facciano finta di non vedere i tanti reati. In fondo era la medesima situazione degli anni di piombo, quando esponenti politici di primo piano aiutavano la latitanza dei brigatisti, compresi quelli responsabili di omicidi. «Il silenzio - aggiunge il procuratore – a volta diventa connivenza». E ricorda l'informazione di comodo di molti social network, ironizzando sulle cronache che riportano la vicenda del camionista olandese fermato ad un posto di blocco dei No Tav perché sospettato, a torto, di trasportare materiali per il cantiere. Nelle cronache il camionista risulta «un po' alterato» ma i social network non sono neppure sicuri che sia stato fermato.

L'episodio, ha sottolineato Caselli, mette però in evidenza come il gruppo dei violenti all'interno dei No Tav, «che nulla hanno a che fare con il movimento, composto da una maggioranza di persone per bene», sia ormai in grado di organizzare vedette in collegamento tra loro, blocchi stradali, controllo dei documenti personali e del carico. In pratica un controllo del territorio e delle persone che deve essere peculiarità del potere pubblico. Un salto di qualità che va di pari passo con la riduzione dell'incidenza dell'ala violenta sul gruppo valsusino della protesta contro la linea ad alta velocità. Meno controllo sociale, dunque, e maggior spazio per razzi, petardi, maschere antigas, cesoie, bottiglie di benzina, chiodi a tre punte. Il materiale sequestrato venerdì notte, in grado di armare una ventina di persone, dovrebbe però consentire qualche giorno di tranquillità alla Bassa Valsusa.

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