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Questo articolo è stato pubblicato il 02 settembre 2013 alle ore 17:06.

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Fiat: ok nomina rappresentanti Fiom, ma senza legge sulla rappresentanza no impegno in Italia

Fiat torna a porre con forza il tema della rappresentanza sindacale e dell'esigibilità dei contratti come condizione essenziale per mantenere la propria presenza industriale in Italia. Il Lingotto ha comunicato ieri a Fiom la decisione di accettare la nomina dei suoi rappresentanti sindacali aziendali all'interno delle aziende del gruppo, come conseguenza della sentenza della Corte Costituzionale dello scorso 23 luglio. In quell'occasione la Consulta aveva definito l'articolo 19 dello Statuto dei Lavoratori ( che riserva le Rsa solo alle sigle sindacali firmatarie del contratto applicato nell'unità produttiva interessata) in contrasto con i valori di pluralismo e libertà d'azione sanciti dall'articolo 39 della Costituzione. Una decisione che aveva in pratica accolto il ricorso Fiom contro la decisione di Fiat di escluderla dalla rappresentanza aziendale, in quanto non firmataria del nuovo contratto pensato ad hoc per l'azienda automobilistica, fuori dal perimetro del Ccnl.

Con la decisione di ieri, Fiat «intende rispondere in maniera definitiva ad ogni strumentale polemica in relazione all'applicazione della decisione» della Corte Costituzionale. Questo però, sottolinea il Lingotto, non significa che il nodo sulla rappresentanza sia alle spalle. «Un intervento legislativo – si legge nella nota – è ineludibile».

Il punto di partenza ideale, come indicato da più parti, potrebbe essere l'accordo interconfederale sulla rappresentanza, raggiunto tra Cgil-Cisl-Uil e Confindustria lo scorso 31 maggio. È da tempo all'esame della Commissione Lavoro di Montecitorio, però, anche un corpus di proposte di legge (Airaudo n. 709), Damiano (n. 519), Polverini (n.1.376) e di iniziativa popolare (n.5) che dettano norme in materia di rappresentanza e rappresentatività delle organizzazioni sindacali e di efficacia dei contratti collettivi. La discussione, come confermato nei giorni scorsi da Giorgio Airaudo, ex leader Fiom e oggi deputato Sel, dovrebbe riprendere venerdì.

Al di là della soddisfazione di Fiom («mi sembra una buona notizia il fatto che la Fiat decida di dar corso a quanto stabilito dalla Corte Costituzionale – ha detto ieri il segretario generale della Fiom torinese Federico Bellomo –: bisognerà fare molto rapidamente le valutazioni di ordine giuridico e confermare le nomine dei nostri rappresentanti sindacali, finora non riconosciuti dall'azienda) ieri il fronte sindacale ha sottolineato, in reazione all'annuncio Fiom, la necessità di difendere gli investimenti Fiat in Italia. «Per noi gli investimenti vanno rispettati, non possono essere subordinati a un intervento legislativo pur importante e necessario» ha detto il segretario generale della Uilm Rocco Palombella. Dello stesso avviso Ferdinando Uliano della Fim, secondo cui «è indubbio che l'esigibilità dei contratti dà certezze nelle relazioni sindacali, ma subordinare a questo l'impegno industriale di Fiat in Italia è un errore». Ancora più duro Roberto Di Maulo, segretario nazionale della Fismic, secondo il quale «Rischiamo la completa delocalizzazione non solo della Fiat ma di tutti i gruppi industriali rimasti nel Paese senza quadro di riferimento certo per il sistema di relazioni industriali».

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