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Questo articolo è stato pubblicato il 02 settembre 2013 alle ore 12:04.

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«Quello che nel suo cuore odia suo fratello é un omicida». Papa Francesco ha ripetuto oggi le dure parole della prima Lettera di Giovanni nell'omelia della messa celebrata questa mattina a Santa Marta, la prima dopo la pausa estiva. «Noi - ha detto il Papa - siamo abituati alle chiacchiere, ai pettegolezzi. Ma quante volte le nostre comunità, anche la nostra famiglia, sono un inferno dove si gestisce questa criminalità di uccidere il fratello e la sorella con la lingua!». «Una comunità, una famiglia - ha proseguito Francesco - viene distrutta per questa invidia, che semina il diavolo nel cuore e fa che uno parli male dell'altro, e così si distrugga». «In questi giorni - ha sottolineato il Pontefice - stiamo parlando tanto della pace, vediamo le vittime delle armi, ma bisogna pensare anche alle nostre armi quotidiane: la lingua, le chiacchiere, lo spettegolare». Ogni comunità - ha spiegato - deve vivere invece con il Signore ed essere «come il Cielo»: «Perché ci sia pace in una comunità, in una famiglia, in un Paese, nel mondo, dobbiamo incominciare così: essere con il Signore. E - ha elencato Papa Bergoglio - dov'é il Signore non c'é l'invidia, non c'é la criminalità, non c'é l'odio, non ci sono le gelosie. C'é fratellanza». «Chiediamo questo al Signore: mai uccidere il prossimo con la nostra lingua, ed essere con il Signore come tutti noi saremo in Cielo», ha poi concluso.
Poi su Twitter il Pontefice ha ripreso il suo accorato appello pronunciato all'Angelus di ieri a proposito della Siria. "Mai più la guerra! Mai più la guerra!".

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