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Questo articolo è stato pubblicato il 02 settembre 2013 alle ore 20:00.
L'ultima modifica è del 02 settembre 2013 alle ore 09:31.
Con la degenerazione del conflitto siriano «esiste il rischio di una guerra in tutta la regione» mediorientale. Parla il presidente siriano Bashar al-Assad in un'intervista esclusiva al quotidiano francese Le Figaro. «Il Medio Oriente è una polveriera oggi minacciata dal fuoco». Di fronte alla prospettiva di un attacco contro la Siria, dice Assad, «non bisogna pensare solo alla risposta siriana, ma a cosa può accadere dopo il primo attacco. Nessuno puo sapere ciò che accadrà. Quando la polveriera esploderà tutti perderanno il controllo della situazione. Il caos e l'estremismo dilagheranno». Per questo «esiste il rischio di una guerra regionale».
Assad sostiene che l'uso di armi chimiche da parte delle truppe del governo di Damasco sarebbe stato illogico. «Supponiamo che il nostro esercito voglia usare armi di distruzione di massa - dice Assad all'intervistatore - è plausibile che lo faccia proprio in una zona in cui è dispiegato e dove i suoi stessi soldati sono stati feriti da queste armi, come hanno constatato gli ispettori delle Nazioni Unite che li hanno visitati negli ospedali dove sono in cura? Dove sta la logica?».
Il regime siriano aveva sbeffeggiato Obama, parlando di «ritirata storica» davanti alla determinazione siriana e di Stati Uniti «ridicolizzati». Ora Assad minaccia la Francia: «Il popolo francese non è nostro nemico - dice - ma la politica del suo governo è ostile al popolo siriano. Chiunque contribuisca al rafforzamento finanziario e militare dei terroristi è nemico del popolo siriano», afferma Assad.
Il muro di Russia e Cina
L'unico isolato alleato di Obama resta dunque il presidente francese Francois Hollande. Ancora oggi il governo francese ha presentato ai responsabili del parlamento "le prove" in suo possesso di un "attacco chimico massiccio e coordinato" in Siria, che - stando ai rapporti dell'intelligence di Parigi - l'opposizione "non sarebbe stata in grado" di compiere. Mentre il capo della diplomazia russa ha detto che Russia e Cina sono esclusivamente per soluzioni diplomatiche e sono contrarie al ritorno al linguaggio degli ultimatum e alla rinuncia del negoziato.
Altra iniziativa che sembra mischiare le carte e rendere ancora più difficile la vita a Obama: il presidente russo Vladimir Putin ha appoggiato la decisione della Duma e del Consiglio della Federazione (Camera bassa e alta) di inviare una delegazione di parlamentari russi negli Stati Uniti per discutere la situazione in Siria con i colleghì del Congresso, dopo che il presidente Obama ha chiesto al Congresso di esprimersi su un possibile attacco contro il regime di Damasco. «L'iniziativa è tempestiva e corretta - ha detto Putin, in un incontro con i capi dei due rami del parlamento russo - per capirsi meglio, infatti, non c'è altro modo che aprire un dialogo diretto». A parole, l'iniziativa dei deputati russi sembra conciliante: «Io penso che noi dobbiamo lavorare per un dialogo con i nostri partner nel Congresso Usa, così da comprenderci meglio gli uni con gli altri e in modo che il Congresso prenderà alla fine una posizione equilibrata alla fine e senza argomenti forti, non appoggerà l'uso della firza in Siria», ha detto Valentina Matviyenko.
Anche l'intelligence di Berlino conferma uso armi chimiche
La Germania in campagna elettorale - si vota il 22 settembre - rimane un attore defilato in questa crisi, ma oggi i servizi segreti tedeschi hanno informato il Parlamento tedesco di avere intercettato una conversazione che proverebbe la responsabilità del regime di Assad nell'impiego di armi chimiche in Siria. Lo riferisce lo Spiegel online citando informazioni comunicate oggi dal presidente del Bnd, Gerhard Schindler, a un gruppo di deputati scelti in una seduta segreta.
L'allarme di Save the Children
Intanto Save the Children calcola un milione di bambini siriani rifugiati nei paesi vicini. Nel 2013 un flusso 10 volte superiore allo stesso periodo dell'anno scorso. «Bambini intrappolati in mezzo ai combattimenti ucisi o oggetto di violenza, non hanno accesso al cibo o alle cure necessarie se malati o feriti, ha raggiunto 1 milione il numero di quelli rifugiati nei paesi confinanti».
Mario Mauro: bene una pausa di riflessione
Il ministro della Difesa, Mario Mauro accoglie con favore la "pausa di riflessione" che Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia si sono presi per un eventuale intervento armato in Siria. «Credo - ha aggiunto il ministro al 39esimo Congresso della commissione internazionale di storia militare a Torino- che ci sia in corso una sorta di contagio di ragionevolezza, che non può fare che bene alla comunità internazionale, fermo restando che l'utilizzo di armi chimiche rimane un crimine gravissimo contro l'umanità». Secondo il ministro la politica ha il compito «di sperimentare prima e senza dubbi e con forte determinazione, un'opportunità di convivenza civile per i popoli».
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