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Questo articolo è stato pubblicato il 04 settembre 2013 alle ore 13:44.

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STOCCOLMA – Barack Obama è arrivato in Europa, a Stoccolma, con una vittoria politica in tasca: il suo avversario di sempre, il repubblicano John Boehner, presidente della Camera a maggioranza repubblicana, gli ha dato luce verde per l'attacco in Siria. Non solo in commissione Esteri al Senato, dopo le audizioni di ieri del segretario di Stato John Kerry, del segretario al Pentagono Chuck Hagel, del capo dello Stato maggiore delle forze armate Martin Dempsey, è stata già scritta una bozza di documento per approvare l'attacco. Ed è passata la linea dura di John McCain: si darà un mandato di 60 giorni per attaccare la Siria con una possibile estensione a 90 giorni. Come dire: ora ci aspettiamo che Obama colpisca Damasco più duramente dell'attacco previsto, mirato e di soli due giorni, annunciato la settimana scorsa. Ora ci vorrà il voto, sia alla Camera che al Senato. E ci saranno defezioni, anche perchè i sondaggi in America restano in maggioranza contrari a un attacco militare.

Ma la svolta di Bohener e quella al Senato hanno già avuto il loro effetto: Obama domani andrà a San Pietroburgo per cercare di rafforzare il consenso internazionale in casa di un altro suo avversario, il presidente russo Vladimir Putin. E proprio Putin ha a sua volta fatto una dichiarazione di apertura: «Se si dimostrerà che il Governo siriano è responsabile degli attacchi con le armi chimiche potremmo anche votare per una risoluzione del consiglio di Sicurezza dell'Onu».

Un'altra svolta chiave? Possibile anche se Putin sta cercando di recuperare l'iniziativa dopo gli sviluppi favorevoli a Obama delle ultime ore. È possibile che Putin si sia reso conto che l'attacco americano contro Damasco a questo punto potrebbe essere più devastante di quanto anticipato, con un potenziale impatto per la destabilizzazione di Assad, come vorrebbe il senatore McCain e punta a un mandato dell'Onu più limitato. Ma si tratta solo di ipotesi, anche perchè in realtà Putin potrebbe cercare soltanto di tirare in lungo la questione dell'attacco per poi costringere Obama a intervenire lo stesso "fuori" del mandato Onu.

La partita è dunque complessa, imprevedibile, come dimostrano gli sviluppi degli ultimi giorni, ma una cosa è certa, questo G20 di San Pietroburgo sarà dominato solo da una questione realmente aperta: fino a che punto Obama riuscirà a coagulare consenso, attraverso una dichiarazione sottoscritta dai 20 Grandi, per attaccare la Siria e Assad e punirli per aver varcato la "lina rossa", per aver usato armi chimiche contro cittadini innocenti.

@MarioPlatero

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