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Questo articolo è stato pubblicato il 04 settembre 2013 alle ore 21:13.

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Il cacciatorpediniere lanciamissili Andrea DoriaIl cacciatorpediniere lanciamissili Andrea Doria

Nel Mediterraneo Orientale affollato di navi da guerra e sottomarini statunitensi, francesi, russi e turchi arrivano anche due unità della Marina italiana. Il cacciatorpediniere lanciamissili Andrea Doria ha lasciato il porto di Taranto facendo rotta verso le coste siriane o più probabilmente libanesi e verrà seguito nelle prossime ore dalla fregata Maestrale. La notizia è trapelata da fonti vicine agli ambienti militari secondo le quali il gruppo navale è stato predisposto in tempi rapidissimi per consentire all'Italia di non farsi trovare impreparata dallo scoppio delle ostilità a seguito dell'attacco che gli Stati Uniti e alcuni loro alleati si apprestano a lanciare contro il regime di Bashar Assad.

Nessuna notizia in proposito è stata fornita dal ministro della Difesa, Mario Mauro, mentre secondo quanto riferito da sito Tiscali.it il viceministro degli affari Esteri, Lapo Pistelli, da Israele ha detto di non saperne nulla. «Sono decisioni che competono al ministero della Difesa», tuttavia ha aggiunto di ritenere che «Doria e Maestrale siano salpate perché impegnate in esercitazioni».

Il vice presidente della Commissione Difesa Massimo Artini (M5S) e il sottosegretario alla Difesa Gioacchino Alfano (Pdl) hanno invece chiesto "tempo" per acquisire informazioni in proposito.
Possibile che nel governo nessuno sapesse dell'invio di due navi italiane in zona di guerra? Da quanto appreso da "Il Sole 24 Ore" la Marina Militare è stata invece impegnata in una complessa operazione per predisporre alla partenza Doria e Maestrale, salpate il 2 settembre, per le quali non era prevista nessuna attività tanto meno addestrativa. L'ipotesi poi di effettuare esercitazioni in un'area che sta per essere interessata da operazioni belliche, non è credibile.

L'invio delle due navi non sembra però indicare un coinvolgimento dell'Italia nell'attacco a Damasco, anche alla luce della posizione assunta dal governo, ma la volontà di proteggere da eventuali rappresaglie siriane il contingente di caschi blu italiani schierato nel Libano meridionale e privo di armi pesanti, antiaeree e antimissile. Il cacciatorpediniere Andrea Doria è infatti una nave concepita soprattutto per la difesa aerea grazie al suo radar multifunzionale a lungo raggio Empar e all'imbarco di missili Aster 15 e Aster 30 del sistema PAAMS.

A bordo delle due unità vi sarebbero quasi 500 militari, 425 appartenenti agli equipaggi normalmente previsti più numerosi tecnici e specialisti (forse anche distaccamenti di incursori e subacquei del Comsubin) la cui presenza potrebbe risultare necessaria a seconda di come evolverà la situazione.
Il 29 agosto era salpata dal porto di Tolone il cacciatorpediniere della Marina francese Chevalier Paul, gemello dell'italiano Doria ed è probabile che le due navi abbiano il compito di garantire congiuntamente l'ombrello protettivo contro rappresaglie effettuate con aerei o missili siriani nei confronti del quasi 1.200 caschi blu italiani e 866 francesi dislocati nel Libano meridionale. Le forze di Parigi assegnate alla missione Unifil sono più esposte ad eventuali attacchi rispetto ai reparti italiani (appartenenti per lo più alla brigata Pozzuolo del Friuli) dal momento che la Francia è in prima linea nel voler attaccare Damasco.

Una differenza sostanziale tra Parigi e Roma riguarda invece la comunicazione. I francesi hanno reso noto subito l'invio della loro nave verso le coste siriane, da Roma invece silenzio assoluto. E pensare che il Ministero della Difesa aveva reso pubblica pochi giorni or sono la a Direttiva per la comunicazione strategica.

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