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Questo articolo è stato pubblicato il 04 settembre 2013 alle ore 22:18.

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Usa, ok della Commissione esteri al raid in Siria. McCain cambia idea e vota a favore -Obama al G-20: «Risposta efficace alla barbarie dell'attacco chimico»

La Commissione Esteri del Senato Usa ha dato il primo via libera ai raid decisi da Barack Obama sulla Siria dopo la strage di 1400 siriani il 21 agosto per mezzo di armi chimiche. È un primo significativo ostacolo superato da parte dell'amministrazione Obama. La risoluzione passa con un voto bipartisan di 10-7, con il senatore Edward Markey astenuto. Votano invece sì 7 democratici: Robert Menendez (New Jersey), Barbara Boxer (California), Benjamin Cardin, (Maryland), Jean Shaheen, (New Hampshire), Chris Coons, (Deleware), Dick Durbin (Illinois), Tim Kaine, (Virginia) e 3 repubblicani, Bob Corker del Tennessee, Jeff Flake dell' Arizona ma soprattutto quel John McCain che aveva annunciato no alla bozza.

Hanno votato contro la risoluzione 2 democratici - Tom Udall del New Mexico e Chris Murphy del Connecticut - e 5 repubblicani. McCain, ex sfidante repubblicano di Obama del 2008, ha votato a favore della risoluzione dopo essere riuscito a far approvare dalla Commissione un paio di emendamenti che hanno indurito il testo in votazione. In particolare, è riuscito a inserire il passaggio secondo cui gli Stati Uniti, con questo raid, «puntano a cambiare le dinamiche sul campo di battaglia in Siria». La risoluzione approvata mantiene però due capisaldi della bozza bipartisan siglata ieri sera, e cioè 1) un intervento "a tempo" della durata massima di 90 giorni e 2) mai nessun soldato Usa sul suolo siriano.

È comunque una commissione divisa quella che ha dato il primo via libera a Obama. Il Senato, controllato dai democratici, voterà probabilmente la settimana prossima. Il testo deve però passare anche dalla Camera dei Raprresentanti prima di essere mandato al presidente Obama per la firma.

In particolare, al Senato, i favorevoli all'azione militare devono superare quota 60 favorevoli per scongiurare il rischio di ostruzionismo. Poi tutto si giocherà alla Camera, a maggioranza repubblicana. Una buona notizia per Obama che dalla Svezia s'era detto di nuovo fiducioso sulle decisioni di Capitol Hill, anche se certamente è ancora molto presto per cantare vittoria. Per adesso la Casa Bianca incassa il fatto importante che l'intesa bipartisan sancita ieri abbia retto alla prova del primo voto.

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