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Questo articolo è stato pubblicato il 05 settembre 2013 alle ore 10:57.

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Il Papa scrive al G20: evitare un massacro in Siria -  Offensiva diplomatica tra religione e politica - Obama: risposta alla barbarie dell'attacco chimico

«Con tutta la mia forza, chiedo alle parti in conflitto di non chiudersi nei propri interessi». Lo afferma papa Francesco in un nuovo tweet, collegato alla hashtag #prayforpeace creata per la giornata di digiuno e preghiera per la pace in Siria di sabato prossimo.

La lettera a Putin
«Trovare una soluzione pacifica al conflitto in Siria, attraverso il dialogo e il negoziato». Lo scrive Papa Francesco nella lettera inviata al presidente russo Vladimir Putin in qualità di presidente del G20, che si svolge oggi e domani in Russia, a San Pietroburgo. Il Papa, dopo aver premesso la necessità di affrontare i temi posti dalla crisi economica e di salvaguardare le classi sociali più deboli, osserva che «i conflitti e le guerre impediscono di impegnarsi per raggiungere le grandi mete economiche e sociali precisate dagli obiettivi del Millennio». Anche se il vertice dei capi di Stato e di governo non ha la sicurezza internazionale come suo scopo principale,» tuttavia il Papa osserva che «non potrà fare a meno di riflettere sulla situazione in Medio Oriente e in particolare in Siria».

In mattinata il Vaticano aveva smentito il Clarìn, che è il maggiore quotidiano argentino e di orientamento progressista, secondo cui Papa Francesco avrebbe parlato nelle ultime ore con il raìs siriano Bashar al Assad, per chiedergli di limitare in tutti i modi possibili la repressione dei ribelli e adottare un atteggiamento più conciliante. Il Clarin citava fonti anonime del Vaticano e sostiene che l'offensiva diplomatica del Papa include anche pressioni dei suoi collaboratori sulla Casa Bianca per persuadere il presidente Barack Obama a non lanciare un attacco contro la Siria. Ricostruzione msentita dal direttore della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi. L'iniziativa ufficiale del Papa resta dunque quella di sabato: una giornata di preghiera e di digiuno in favore della pace in Siria, nel Medio Oriente e nel mondo, con una veglia di preghiera dalle 19 alle 23 in piazza San Pietro.

Intanto la partita siriana si sposta a San Pietroburgo, dove oggi si apre il G20, il duello di nervi Putin-Obama, e la crisi internazionale con Damasco che prevale sull'agenda economica dei leader. In Russia sta arrivando anche l'inviato speciale di Nazioni Unite e Lega Araba per la Siria, Lakhdar Brahimi: l'obiettivo è proseguire al G20 con gli sforzi per l'organizzazione della conferenza Ginevra 2, riferisce l'agenzia di stampa russa Ria Novosti che cita un portavoce dell'Onu.

L'Unione Europea insiste per una soluzione politica della crisi. In una conferenza stampa a San Pietroburgo prima dell'inizio del G20, il presidente della Commissione europea, Jose Manuel Barroso, ha sottolineato la necessità di «forgiare un consenso internazionale su come rispondere agli ultimi sviluppi ed anche su come mettere fine a questo conflitto». «Questa situazione orribile - ha detto, riferendosi in particolare al dramma dei profughi - resta una macchia sulla coscienza del mondo. Noi tutti abbiamo il dovere di agire e l'Ue crede che gli sforzi dovrebbero continuare verso una soluzione politica del conflitto». Ribadisce che sulla Siria «non c'è soluzione militare» anche il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy che sollecita anche lui «una soluzione politica» per mettere fine al «bagno di sangue, alle gravi violazioni dei diritti umani ed alle immense distruzioni in Siria».

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