Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 07 settembre 2013 alle ore 19:18.

My24

Un ricorso lungo 33 pagine per mettere in evidenza i tanti (troppi) buchi neri di una legge che, peraltro, lo stesso Pdl aveva votato compatto solo pochi mesi. Solo che allora non era prevedibile o comunque non era stato previsto che le misure anticorruzione si sarebbero applicate, per la prima volta su scala nazionale, a un leader politico di primissimo piano come Silvio Berlusconi. Ora nel testo del ricorso alla Corte europea dei diritti dell'uomo, depositato alla Giunta del Senato per le elezioni, gli avvocati dell'ex premier sostengono una pluralità di violazioni della convenzione.

Innanzitutto, articolo 7 della Convenzione (nessuna pena senza una legge che la preveda) a venire messa in evidenza è la natura penale della misura della decadenza da parlamentare stabilita dalla Legge Severino per i condannati a titolo definitivo a più di 2 anni. Natura penale che ne impedirebbe l'applicazione retroattiva per reati commessi, come la frode fiscale per la quale è stato sanzionato Berlusconi, prima dell'entrata in vigore delle misure anticorruzione. E la natura penale emergerebbe, secondo il testo del ricorso, dall'assimilabilità tra incandidabilità e pena accessoria della interdizione dai pubblici uffici. Inoltre il rapporto di connessione della sanzione della decadenza con la commissione di un reato non può per i legali di Berlusconi che condurre alla attribuzione di natura penale alla sanzione stessa.

Ma a venire violato sarebbe anche l'articolo 3 del Protocollo alla Convenzione sul diritto a libere elezioni. A venire compromesso sarebbe infatti, nel caso di Berlusconi, il diritto all'elettorato passivo, con una prevsione di incandidabilità per 6 anni in conseguenza di una condanna effettiva a una pena minima di un anno, in violazione del criterio di proporzionalità. Inoltre il giudizio sulla decadenza affidato al Parlamento presta il fianco a troppi rischi di manipolazione delle ragioni del diritto a vantaggio di obiettivi politici, con un giudizio finale inquinato da valutazioni extragiuridiche.

Violato ancora anche l'articolo 13 della Convenzione sul diritto a un ricorso effettivo, perché a Silvio Berlusconi sarebbe impedito un rimedio diretto a fare valere le proprie ragioni sulla legittimità della decadenza alla luce della possibili violazioni della Convenzione. Un singolo individuo infatti non può rivolgersi direttamente alla Corte costituzionale che, sola, si è attribuita il compito di escludere dall'ordinamento le misure in contrasto con con la Convenzione.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi