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Questo articolo è stato pubblicato il 10 settembre 2013 alle ore 09:19.

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È mancato Steno Marcegaglia, fondatore e presidente dell'omonimo gruppo siderurgico, padre dell'ex presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia. L'imprenditore, morto in seguito ad una caduta, aveva 83 anni.
Steno Marcegaglia ha fondato il gruppo siderurgico nel 1959: ancora oggi è interamente controllato dalla famiglia e ha il suo quartier generale a Gazoldo degli Ippoliti, in provincia di Mantova.

Per spiegare il successo della sua iniziativa l'imprenditore era solito dire: «la formula vincente per costruire un'impresa leader: una grande ambizione, la capacità di rischiare, la tenacia e la dedizione di tutti i collaboratori». Un "segreto" che ha portato Steno Marcegaglia ad avere oggi un gruppo industriale leader mondiale nella trasformazione dell'acciaio, con 5 milioni di tonnellate lavorate ogni anno. Un gruppo presente in tutto il mondo, con 7.500 dipendenti, 52 unità commerciali, 210 rappresentanze commerciali e 50 stabilimenti sparsi su una superficie complessiva di 6 milioni di metri quadrati. Una struttura, si legge nel sito del gruppo, che produce ogni giorno 5.500 chilometri di manufatti in acciaio inossidabile e al carbonio per oltre 15mila clienti. Steno Marcegalia lascia il gruppo in mano ai suoi figli: Emma (ex Presidente di Confindustria) e Antonio.

Gia' nominato Cavaliere del Lavoro dal presidente della Repubblica nel 1992 e insignito del titolo di Commendatore dell'Ordine della Corona dal Re del Belgio, nel 2002 gli viene conferita dal Politecnico di Milano la "laurea ad honorem" in ingegneria per i suoi meriti imprenditoriali. Nel 2010 Steno Marcegaglia promuove anche la costituzione della Fondazione Marcegaglia Onlus che opera in favore della solidarietà sociale e in soccorso della sofferenza e del bisogno in Italia e nelle aree più povere del mondo.

«Con l'improvvisa scomparsa di Steno Marcegaglia mi lascia un amico e l'industria italiana perde uno dei grandi imprenditori che hanno fatto la storia di questo Paese: un uomo che, con in tasca solo un diploma di geometra, ha saputo trasformare - con tenacia, coraggio e lungimiranza - un piccolo laboratorio di 120mq, in un Gruppo industriale e finanziario di fama internazionale, portando Gazoldo degli Ippoliti, piccolo paesino del mantovano, a diventare la capitale mondiale, riconosciuta, della lavorazione dell'acciaio».

Era persona schietta, dai modi garbati - prosegue Giorgio Squinzi, Presidente di Confindustria - un uomo che amava definirsi 'imprenditore povero di un'azienda ricca', perché, spiegava, 'non è l'imprenditore che deve arricchirsi, ma l'impresa: solo così potrà crescere anche il benessere di quanti vi lavorano e del territorio nel quale si opera'.
Imprenditore di razza, sempre presente in azienda, era il primo a entrare e l'ultimo a uscire, ricorda ancora Squinzi, non era mai stanco di lavorare, di pensare a cosa fare nel domani. Ed era sempre prodigo di insegnamenti e di umanità nei confronti di tutti i suoi collaboratori e dipendenti, perché, era un altro dei suoi credo, "il successo di un'impresa rappresenta sempre il successo di chi ci lavora". Mancherà moltissimo non solo a Gazoldo, alla sua famiglia, ad Antonio ed Emma, ma a tutti noi – conclude il presidente Squinzi - La sua è la storia e la vita di un grande capitano di industria, un indimenticabile esempio per chi ama e fa impresa.

«Con lui scompare un importante imprenditore, l'artefice di uno dei più significativi investimenti industriali nella nostra città. Abbiamo avuto modo di conoscerlo personalmente: aveva le caratteristiche del grande capitano d'industria». Sono le parole con cui il sindaco di Ravenna Fabrizio Matteucci e il vicesindaco Giannantonio Mingozzi hanno espresso la loro vicinanza alla famiglia anche a nome della comunità ravennate.

Per l'ex ministro del lavoro, Maurizio Sacconi «muore con Steno Marcegaglia uno dei grandi protagonisti della ricostruzione e dello sviluppo industriale italiano, uno tra i simboli dell'attitudine al rischio di una generazione che in giovane età e in condizioni difficili seppe diffusamente fare l'impresa».

«Con lui il Paese ha conosciuto un capitano d'impresa e un uomo di grandi doti riconosciute da tutti». La scomparsa di Steno Marcegaglia è una triste notizia ha dichiarato Renata Polverini. «Ho avuto modo di apprezzare il suo spessore negli anni in cui presiedevo l'Ugl e posso testimoniare che, da oggi, l'Italia - continua Polverini - perde un vero innovatore dell'industria italiana. Con un commosso pensiero, esprimo le mie più sentite condoglianze alla figlia Emma e alla famiglia».

Anche il vicepresidente di Scelta Civica, Adriana Galgano, rivolge il suo sentimento di cordoglio alla famiglia dichiarando «con Steno Marcegaglia se ne va un pezzo di storia di quell'industria italiana capace di meravigliare il mondo».


Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, ricorda così Steno Marcegaglia: «mi lascia un amico e l'industria italiana perde uno dei grandi imprenditori che hanno fatto la storia di questo Paese: un uomo che, con in tasca solo un diploma di geometra, ha saputo trasformare con tenacia, coraggio e lungimiranza, un piccolo laboratorio di 120mq in un gruppo industriale e finanziario di fama internazionale, portando Gazoldo degli Ippoliti, piccolo paesino del mantovano, a diventare la capitale mondiale riconosciuta della lavorazione dell'acciaio». Il presidente di Confindustria sottolinea che «mancherà moltissimo non solo a Gazoldo, alla sua famiglia, ad Antonio ed Emma, ma a tutti noi. La sua è la storia e la vita di un grande capitano di industria, un indimenticabile esempio per chi ama e fa impresa. Era persona schietta, dai modi garbati- prosegue - un uomo che amava definirsi "imprenditore povero di un'azienda ricca, perché, spiegava, "non é l'imprenditore che deve arricchirsi, ma l'impresa: solo così potrà crescere anche il benessere di quanti vi lavorano e del territorio nel quale si opera". Imprenditore di razza, sempre presente in azienda, era il primo a entrare e l'ultimo a uscire - ricorda ancora Squinzi - non era mai stanco di lavorare, di pensare a cosa fare nel domani. Ed era sempre prodigo di insegnamenti e di umanità nei confronti di tutti i suoi collaboratori e dipendenti, perché, era un altro dei suoi credo, «il successo di un'impresa rappresenta sempre il successo di chi ci lavora».

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