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Questo articolo è stato pubblicato il 13 settembre 2013 alle ore 07:11.

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Cinque anni fa il crac di Lehman. Salvare le banche è costato almeno 18mila miliardi di dollari

Sono passati cinque anni dal crack di Lehman Brothers, avvenuto quel 15 settembre in cui il colosso americano - travolto dalla crisi dei mutui subprime - annunciò di voler ricorrere al Chapter 11 trascinando il mondo sull'orlo di una crisi sistemica senza precedenti. Come ricorda Alessandro Fugnoli, strategist di Kairos, per tenere in piedi gli istituti di credito le banche centrali hanno schiacciato i tassi a zero e immesso liquidità in misura mai vista. I bond di ogni ordine e grado sono saliti di prezzo e Wall Street ha festeggiato con l'indice S&P cresciuto di due volte e mezza mentre a Main Street, cioè nell'economia reale fiaccata da disoccupazione e stretta ai finanziamenti, i consumi hanno languito a lungo.

Ma quanto è costato rimettere in sesto le banche e far ripartire l'economia? Se lo è chiesto il famoso blog finanziario Usa Zero Hedge, provando a fare i conti grazie ai dati contenuti in un report di Deutsche Bank. Ecco i risultati: il debito consolidato dei Paesi del G-7 (dove c'è anche l'Italia) è cresciuto di 18mila miliardi di dollari a un record mai visto di 140mila miliardi. Ma attenzione: di questi 18mila miliardi ben 5mila miliardi arrivano dall'azione delle banche centrali del G-7 (ossia Fed, Banca del Giappone, Banca d'Inghilterra e Bce). E solo mille miliardi si devono alla crescita del Pil nominale.

In altre parole: per ottenere un dollaro di crescita nel mondo sviluppato, sono stati necessari 18 dollari di debiti, 5 dei quali forniti dalle banche centrali. E come nota Deutsche Bank nel report citato da Zero Hedge, l'enorme debito consolidato accumulato negli ultimi anni (pari al 440% del Pil dei G-7) resta gestibile solo se i tassi dei bond governativi non si impennano. Altrimenti sono dolori.

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