Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 12 settembre 2013 alle ore 06:36.
La missione é complessa ma tutt'altro che impossibile: rafforzare la velocità di uscita dal tunnel della recessione e rendere più solida la ripresa attraverso interventi selettivi e mirati. Spending review dagli effetti strutturali, dunque sostenuta dal più ampio consenso politico e parlamentare, che esenti i governi di turno dal ricorso ad affannose coperture.
Se questa sarà la strada, la garanzia di tenuta degli equilibri di finanza pubblica potrà essere affidata all'incremento del denominatore (il Pil) indotto anche dalla manovra sul cuneo fiscale, allo stabilizzarsi dell'avanzo primario tra il 4 e il 5% del Pil, e alla lenta ma progressiva riduzione del debito pubblico. Occorre puntare sull'auspicato "premio" dei mercati all'uscita definitiva dalla recessione, una sorta di investimento su prospettive di crescita finalmente più solide. Pesa la variabile politica, e l'incertezza - lo ha rilevato due giorni fa il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco - è un freno alla ripresa. L'esercizio dunque pare complesso, ma l'inversione delle aspettative e il ritorno di un clima di fiducia non sono una chimera, se si affrontano le sfide nei tempi e con le misure più adeguate.
In sostanza, senza rischiare derive sul fronte dei conti pubblici che pagheremmo subito proprio con l'aumento dello spread, perdendo al tempo stesso i benefici attesi dall'uscita dalla procedura d'infrazione per deficit eccessivo, gli spazi di azione per il taglio della pressione fiscale sul lavoro vanno individuati all'interno del nostro bilancio.
Proprio la legge di stabilità è dunque il vero banco di prova, una volta archiviata la pratica Imu secondo l'impegno politico già assunto dal Governo (che comunque richiederà nuove risorse per 2,3 miliardi), ed evitato l'aumento dell'Iva (1 miliardo). Scadenze da onorare, nella consapevolezza che il 2014 dovrà aprirsi con lo sguardo rivolto alle vere priorità del Paese.
© RIPRODUZIONE RISERVATAL'andamento del Clup Costo del lavoro per unità di prodotto, dati destagionalizzati, primo trimestre 2000=100
Italia maglia nera in Europa
In base all'indagine del Centro studi di Confindustria la competitività dell'Italia, rispetto ai principali partner europei, è frenata dall'alto costo del lavoro per unità di prodotto (Clup). Nel 2013 infatti il Clup italiano viaggia molto al di sopra della media dell'Eurozona, ed è superiore non solo a quello della Germania ma anche a quello della Spagna
Crescita costante
Secondo il CsC dopo il +1,9% nel 2012, il Clup italiano crescerà quest'anno di un altro 1,2%, a causa di una dinamica del costo del lavoro orario (+1,5%) ben al di sopra di quella della produttività (+0,2%). L'aumento di produttività si rafforzerà nel 2014 (+1,1%), ma rimarrà inferiore a quello del costo del lavoro (+1,5%). Di qui un ulteriore rialzo del Clup pari allo 0,4%