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Questo articolo è stato pubblicato il 12 settembre 2013 alle ore 11:27.

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L'Italia vince alla Corte Ue: stop ai bandi di concorso non scritti in italiano

Il Tribunale Ue del Lussemburgo ha deciso oggi di annullare, come richiesto dall'Italia, alcuni bandi di concorso per posti di lavoro nelle istituzioni Ue perché scritti, nelle versioni integrali, solo in inglese, francese e tedesco. Una "diversità di trattamento" vietata dalla Carta dei diritti fondamentali. I risultati dei bandi annullati, precisa il Tribunale, restano comunque validi in applicazione del principio del legittimo affidamento dei candidati prescelti.

Tuttavia la sentenza, spiegano fonti della Corte, dà indicazioni molto chiare e concrete alla Commissione Ue sulla necessita di pubblicare i bandi integralmente in tutte le lingue ufficiali dell'Ue. E questo perchè la loro pubblicazione parziale - come avvenuto nei casi al centro del ricorso presentato dall'Italia - non è sufficiente né per avere una buona conoscenza dell'oggetto del concorso né per prepararlo adeguatamente. Quindi, conclude il Tribunale, chi avesse voluto partecipare ai concorsi era "svantaggiato" rispetto a un candidato di lingua madre inglese, francese o tedesca. Si è venuta così a creare una disparità di trattamento sulla base della lingua, spiega ancora la Corte, vietata dalla Carta dei diritti fondamentali e dallo statuto de funzionari Ue.

Nella stessa sentenza il Tribunale Ue ha annullato anche un bando che stabiliva che le prove e le comunicazioni con i candidati si dovessero svolgere unicamente in inglese, francese e tedesco. Una scelta possibile, ma che nel caso specifico al centro del ricorso i giudici europei hanno ritenuto "non giustificata".

La precedente decisione del 27 novembre 2012

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