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Questo articolo è stato pubblicato il 12 settembre 2013 alle ore 22:42.

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Davide Vannoni (Ansa)Davide Vannoni (Ansa)

«Il Comitato scientifico ritiene che non sussistono i necessari presupposti di scientificità e sicurezza». Si conclude così il parere con cui gli esperti nominati dalla ministra della Salute Beatrice Lorenzin hanno bocciato il metodo Stamina. Un documento di oltre cento pagine, di cui 15 di conclusioni, approvato all'unanimità da tutti i componenti, compreso il rappresentante dei pazienti.

I motivi della bocciatura. La prima ragione del "no" al trattamento ideato da Davide Vannoni - una laurea in lettere, una cattedra di psicologia della comunicazione all'Università di Udine e una folgorazione per le neuroscienze - sta in una manciata di parole: non c'è differenziazione in senso neurale delle cellule. Praticamente un colpo al cuore del metodo: Vannoni ha sempre ripetuto che la chiave del trattamento sta nella capacità delle cellule staminali mesenchimali (ovvero del midollo osseo) di differenziarsi verso la linea neurale, diventando così in grado di curare le malattie neurodegenerative più disparate, dall'atrofia muscolare spinale (Sma) alla leucodistrofia metacromatica, la patologia di cui soffre la piccola Sofia il cui caso era stato raccontato dalle Iene scatenando il putiferio che ha portato sino a oggi.

In secondo luogo, per la commissione ministeriale, non c'è definizione biologica delle cellule: non c'è uno studio sulla loro differenziazione, rendendo non riproducibile il trattamento (e la riproducibilità è il fondamento del metodo scientifico). Terzo: il trattamento è rischioso perché non prevede alcuna distinzione tra cellule prelevate dal malato e quelle da altro paziente, violando la norma che impone lo screening del donatore. La quarta motivazione riguarda sempre la sicurezza: le infusioni ripetute di staminali comportano il rischio di complicanze, soprattutto in alcune patologie.
Insomma: per gli esperti è impossibile affermare che è un metodo sicuro.

Gli scenari. La patata bollente - accolta con rabbia dai pazienti che confidano in Stamina - scotta sul tavolo della ministra Lorenzin, alla quale spetta l'ultima parola sull'avvio o meno della sperimentazione prevista dalla legge Balduzzi dello scorso maggio. «Sarei stata lieta di annunciare a tante famiglie che la loro speranza su questa nuova cura era fondata», ha detto oggi, confermando la bocciatura da parte del comitato scientifico trapelata ieri e accolta con rabbia da tanti malati sui social network.
Che cosa succederà adesso? Mentre Vannoni insiste con la minaccia del ricorso al Tar contro la composizione della commissione (a suo dire viziata dalla nomina di esperti che in passato si erano pronunciati contro Stamina) e parla di tre Paesi (in Africa, Europa e Asia) interessati a sviluppare terapie con il suo metodo, Lorenzin ha detto di voler studiare il parere prima di decidere. Ha promesso massima trasparenza, ma anche rispetto della riservatezza garantita sul metodo. La prima mossa concreta, tutta politica, è stata quella di consultare i presidenti delle commissioni Sanità di Camera e Senato e i capigruppo di tutti i partiti presenti nelle due commissioni. Obiettivo: «Trovare una soluzione ragionevole a una questione delicata e spinosa».
«Abbiamo suggerito alla Lorenzin di verificare quali risultati sono stati ottenuti finora sui pazienti in cura agli Spedali Civili di Brescia, coinvolgendo anche l'Osservatorio composto dalle associazioni dei pazienti in cura», riferisce il presidente della commissione Affari sociali della Camera, Pierpaolo Vargiu, al termine dell'incontro. E aggiunge: «Non è detto che la sperimentazione non parta. Magari si potrebbero aprire dei margini per una rimodulazione del protocollo scientifico».
Ma il silenzio di molti parlamentari lascia trasparire un fronte abbastanza compatto sull'altolà ai test. Corroborato dalle posizioni fermissime dei ricercatori che da anni studiano le staminali in tutto il mondo. «La comunità scientifica nazionale e internazionale - ripete Elena Cattaneo - da mesi solleva l'inaffidabilità e la non scientificità di questo presunto metodo. La commissione ha esaminato fatti ed evidenze e ha deciso con l'unico metodo possibile, che è quello scientifico».

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