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Questo articolo è stato pubblicato il 13 settembre 2013 alle ore 12:57.

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Dopo Ance e Abi anche i sindacati dicono la loro sul decreto Imu. Di fatto bocciandolo. Il giudizio più duro è quello della Cgil che giudica sprecate le risorse utilizzate per la cancellazione dell'acconto sulla prima casa. Sottolineando che potevano essere utilizzate per altre priorità. A sua volta la Uil parla di provvedimento solo mediatico e ricorda che l'urgenza è il lavoro. Mentre la Cisl dubita che il Dl possa rilanciare la domanda interna.

L'affondo del sindacato di Corso d'Italia
Nell'audizione davanti alle commissioni Bilancio e Finanze della Camera il segretario confederale della Cgil, Danilo Barbi, ha ricordato come il decreto 102 ruoti sostanzialmente attorno all'abolizione della prima rata dell'imposta su tutte le prime case. Una scelta questa - ha aggiunto - che può «portare ulteriori elementi di iniquità e inefficienza al sistema fiscale italiano, in questa fase sottrae risorse utili ad altre priorità». E lo stesso discorso viene fatto per la cancellazione dell'intero acconto che avverrà con la legge di stabilità. Secondo l'organizzazione di Corso d'Italia, infatti, sarebbe stato meglio esentare dal pagamento i proprietari di un'unica abitazione di residenza entro un certo limite di valore, ad esempio aumentando la detrazione fino a 800-1000 euro, non di lusso e introdurre un'imposta sui grandi patrimoni, mobiliari e immobiliari, che inglobasse l'Imu. Per la Cgil, con le risorse risparmiate, sarebbe stato possibile fare fronte alle alter urgenze in agenda. A partire da Cig in deroga ed esodati dal momento che le misure contenute nel decreto «si presentano insufficienti a rispondere alle esigenze complessive e, comunque, rischiano di rappresentare solo dei palliativi in assenza di nuove risorse e misure specifiche per le necessarie politiche fiscali e industriali di cui avrebbe bisogno il Paese per uscire dalla crisi, così come espresso nel documento Cgil, Cisl, Uil e Confindustria».

Uil: soluzioni di tipo mediatico, la priorità è il lavoro
Altrettanto decisi sono stati i giudizi giunti dalla Uil. Per il segretario confederale Guglielmo Loy «il governo ha privilegiato soluzioni più di impatto mediatico anziché economico e soprattutto equo, si é scelta la strada salomonica di abolire l'Imu per tutti, per poi reintrodurla il prossimo anno in forme e modalità ancora non ben definite con la service tax». A suo giudizio invece la vera priorità è quella di ridurre le tasse sul lavoro.
Nel mirino della Uil anche le coperture individuate dall'esecutivo: «Oltre ad essere incerte non trattano di tagli alla spesa improduttiva bensì al taglio di 250 milioni di euro destinato ai premi di produttività».

Perplessità anche dalla Cisl
Sebbene con toni più sfumati anche la Cisl ha mosso alcune critiche al decreto Imu. Che, a detta del segretario confederale Maurizio Petriccioli, «appare nel suo complesso insufficiente a sostenere la domanda interna e rilanciare lo sviluppo nellôattuale situazione critica del Paese». Pur riservandosi di esprimere un giudizio più approfondito quando sarennao note le modalità con cui, nella legge di stabilità, il governo trasformerà la cancellazione dell'acconto in eliminazione tout court dell'imposta sull'abitazione principale, Petruccioli ha chiesto di «scongiurare il rischio che a seguito della ventilata introduzione di una "service tax"» i contribuenti vedano crescere gli oneri e la pressione fiscale complessiva. Proprio quando - ha ricordato la Cisl - occorre fare ogni sforzo per
aumentare il reddito netto disponibile delle famiglie per sostenere i redditi e rilanciare la nostra economia. Partendo dal documento sottoscritto da Cgil, Cisl e Confindustria.

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