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Questo articolo è stato pubblicato il 15 settembre 2013 alle ore 08:24.

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VILNIUS. Dal nostro inviato
In molti paesi la crisi è (quasi) alle spalle. O così sembra. In Italia invece il governo vive appeso all'incertezza, l'andamento dell'economia delude, i conti pubblici continuano a preoccupare. In questa intervista rilasciata a margine della riunione dei ministri europei delle Finanze qui a Vilnius, il commissario agli affari economici Olli Rehn, 51 anni, annuncia il raggiungimento di un accordo politico sui nuovi finanziamenti alle piccole e medie imprese da parte della Banca europea per gli investimenti; ammette che l'Italia ha deluso nell'impegno a riformare la sua economia. Sull'ipotesi di una nuova manovra per rispettare gli impegni di bilancio nel 2013, spiega che spetta al governo italiano «valutare quali siano i modi e i mezzi per raggiungere questi obiettivi».
Commissario Rehn, dopodomani Lei sarà a Roma per una audizione dinanzi a una commissione mista Camera-Senato. E' la prima volta che succede, il riflesso del sempre maggiore coordinamento delle politiche nazionali nella zona euro. Cosa dirà ai deputati?
Dirò loro che la Commissione intende lavorare in stretta collaborazione con l'Italia nell'obiettivo di mettere a punto politiche economiche che siano di aiuto alla crescita e all'occupazione. Spiegherò loro la logica che si nasconde dietro alle raccomandazioni-paese della Commissione e perché sono importanti per rafforzare la competitività dell'Italia.
A proposito di stretta collaborazione tra gli stati membri e le autorità comunitarie: a che punto è l'idea di utilizzare la Banca europea per gli investimenti per aiutare le piccole e medie imprese a rifinanziarsi?
Il progetto è in dirittura d'arrivo. Avevamo messo sul tavolo tre ipotesi. C'è un consenso politico dei ministri per fare proprie le prime due che si basano su cartolarizzazioni rispettivamente di prestiti nuovi e di prestiti vecchi (per garantire finanziamenti fino a 65 miliardi di euro, ndr). Dal nostro punto di vista è bene che i governi possano scegliere con flessibilità l'una o l'altra delle due opzioni. Il nostro obiettivo è di far sì che il nuovo meccanismo scatti all'inizio del 2014 al più tardi. Mi auguro quindi una decisione definitiva al consiglio europeo di ottobre.
Sul tema della competitività dell'Italia, come giudica i primi quattro mesi del governo Letta?
Sappiamo tutti che l'Italia ha affrontato un impegnativo periodo segnato dall'incertezza politica. Negli ultimi sei mesi abbiamo assistito a una stabilizzazione, durata fino a poco tempo fa. Credo sia di somma importanza mantenere la stabilità politica del paese per garantire una ripresa dell'economia, tanto più che gli ultimi dati mostrano come l'economia rimanga relativamente debole, senza indicare chiaramente un ritorno della ripresa.

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