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Questo articolo è stato pubblicato il 19 settembre 2013 alle ore 09:36.

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Assad durante l'intervista concessa a Fox News (Afp)Assad durante l'intervista concessa a Fox News (Afp)

Mentre l'Onu deve decidere il suo destino, Assad continua a far sentire la sua voce, affatto intimidito dalle condanne internazionali, in particolare quelle del segretario generale Onu, Ban ki-moon: il presidente siriano rilascia la sua seconda intervista in un mese a una tv americana , stavolta alla Fox ,in cui spiega come e quanto ci vorrà per smantellare l'arsenale chimico, sotto tiro dopo l'attacco del 21 agosto costato la vita a 1.400 persone in un sobborgo di Damasco per cui il suo regime è il principale indiziato anche se il rapporto sull'attacco consegnato dagli ispettori, non indica Assad come esplicito mandante. La Siria - sostiene Assad - non è alle prese con una guerra civile, ma con un attacco condotto ormai «da decine di migliaia di jihadisti», in maggioranza legati all'ideologia di Al Qaeda, la rete terroristica di Osama bin Laden. Il bagno di sangue non dipenderebbe da lui dunque ma le sue dichiarazioni si contraddicono visto che poi promette che entro un anno e a costo di un miliardo di dollari distruggerà le armi chimiche. A impensierirlo oggi potrebbero essere le parole del segretario generale
della Nato Ander Fogh Rasmussen «è importante che resti sul tavolo un'opzione militare credibile» in Siria: è quanto ha detto oggi parlando al think tank Carnagie Europe, sottolineando anche l'importanza dell'accordo Usa-Russia sul disarmo in Siria.

Dopo due anni e mezzo di conflitto e più di 110.000 morti, il capo dello Stato siriano ha infatti spiegato che il suo paese «non è in guerra civile», piuttosto in un «nuovo tipo di guerra» condotta da «decine di migliaia di jihadisti» di oltre 80 nazionalità straniere, di cui «l'80-90%» sarebbero combattenti «di al Qaida». Secondo Assad, dal marzo 2011 «decine di migliaia di siriani» e 15.000 soldati governativi sono stati uccisi, la maggior parte di loro di in «attentati terroristici, omicidi e attacchi suicidi». In questa seconda intervista televisiva , Assad ha inoltre ribadito che le armi chimiche utilizzate per il massacro del 21 agosto vicino Damasco erano in possesso dei ribelli e non delle forze armate governative. Quanto all'impegno di distruggere l'arsenale, il presidente siriano ha aggiunto: «Credo che tecnicamente sia molto complicato. Richiede un sacco di soldi, intorno a un miliardo» di dollari, e un periodo di tempo di "un anno, forse un po' di più".

Intanto Obama è criticato in casa per la gestione del caso siriano. Robert Gates e Leon Panetta, ex segretari alla Difesa americana durante i mandati presidenziali di Barack Obama e George W. Bush, hanno criticato il mondo in cui lôamministrazione Obama ha gestito la crisi in Siria. I due ex funzionari hanno anche espresso scetticismo su un eventuale accordo con Mosca per rimuovere le armi chimiche del regime di Bashar al Assad. Come riporta il New York Times, sia Panetta che Gates hanno inoltre dichiarato che non avrebbero richiesto lôautorizzazione al Congresso per lôuso della forza in Siria. Gates ha sottolineato che lôintenzione di Obama di punire Assad con un intervento militare è stato un errore mentre per Panetta lo sbaglio è stato quello di non attaccare. "Credo che far esplodere un po' di roba in un paio di giorni, per sottolineare o corroborare un punto o un principio, non sia una strategia. ë...û Se lanciamo un attacco militare, agli occhi di molte persone diventiamo i cattivi al posto di Assad. Iraq, Afghanistan, Libia ci hanno insegnato qualcosa sulle conseguenze non previste una volta lanciata lôazione militare?", ha dichiarato Gates durante un forum alla Southern Methodist University di Dallas, Texas. Per Panetta, intervenuto allo stesso convegno, "quando il presidente traccia una linea rossa, la credibilità del Paese dipende dalla coerenza con le sue parole. ë...û Giunto a quella conclusione, avrebbe dovuto condurre unôazione limitata ë...û per chiarire che rispettiamo la parola data". Lôattuale segretario alla Difesa Usa, Chuck Hagel, ha detto che ha "il più grande rispetto" per i suoi predecessori ma che ovviamente non condivide le loro prospettive.

Alla domanda se l'Occidente dovrebbe fidarsi del presidente russo Vladimir Putin, Gates ha risposto: «Mi prendete in giro?» e ha poi auspicato che vengano trovati partner credibili tra l'opposizione siriana e una strategia che individui i criminali di guerra del governo siriano e ponga sanzioni anche finanziarie alla famiglia del presidente Assad. Infine, Gates ha ricordato che la richiesta di autorizzazione al Congresso per l'intervento militare è sempre un rischio per il prestigio del presidente: un voto negativo, ha dichiarato lôex segretario, «indebolirebbe lui, il nostro Paese, agli occhi degli alleati come a quelli degli avversari».

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