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Questo articolo è stato pubblicato il 20 settembre 2013 alle ore 17:05.

La difesa e la sacralità della vita ancora al centro del messaggio di Papa Francesco, dopo aver costituito uno dei passaggi chiave della sua intervista a "Civiltà Cattolica". L'occasione, oggi, è un incontro a Roma con i ginecologi cattolici, cui il Pontefice ricorda le parole del suo predecessore, Joseph Ratzinger, definendo la relazione di cura tra medico e paziente «non un mestiere, ma una missione», e ribadisce che «la vita è sacra». Poi, con riferimento all'eutanasia,e all'aborto ammonisce: «Non esiste una vita umana più sacra di un'altra, come non esiste una vita umana qualitativamente più significativa di un'altra».
«Ogni bambino non nato, ma condannato ingiustamente ad essere abortito, ha il volto del Signore, che prima ancora di nascere, e poi appena nato ha sperimentato il rifiuto del mondo. E ogni anziano, anche se infermo o alla fine dei suoi giorni, porta in sè il volto di Cristo. Non si possono scartare!». Del resto, ammonisce Bergoglio rivolgendosi ai ginecologi riuniti in Vaticano dalla Federazione mondiale dei medici cattolici, «la credibilità di un sistema sanitario non si misura solo per l'efficienza, ma soprattutto per l'attenzione e l'amore verso le persone, la cui vita è sempre sacra e inviolabile».
Il Papa non nasconde la sua preoccupazione per il «disorientamento culturale» che sembra aver toccato anche la medicina. Troppo spesso, infatti, «le professioni sanitarie sono indotte a volte a non rispettare la vita stessa». La professione medica, osserva ancora Bergoglio, è vittima di una «situazione paradossale. Da una parte constatiamo - e ringraziamo Dio - per i progressi della medicina, grazie al lavoro di scienziati che, con passione e senza risparmio, si dedicano alla ricerca di nuove cure. Dall'altra, però, - avverte il Papa – riscontriamo anche il pericolo che il medico smarrisca la propria identità di servitore della vita».
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