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Questo articolo è stato pubblicato il 29 settembre 2013 alle ore 09:52.

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Crisi di governo, il disastro italiano in prima pagina nel mondo

Spagna
«Berlusconi dà il colpo di grazia al governo ritirando i suoi ministri» è il titolo sulla homepage di El Pais. Enrico Letta è stato messo alle corde da Silvio Berlusconi, nel contempo suo rivale e alleato di governo.
E' «il secondo fiasco di Napolitano», osserva in un'analisi il quotidiano spagnolo. Il presidente italiano torna a scontrarsi con il boicottaggio di Berlusconi, com'era accaduto per il governo tecnico di Monti.
Tutto questo disastro – scrive El Pais - è cominciato il 22 aprile, quando per la prima volta nella storia, un presidente della Repubblica italiano ha rinnovato il proprio mandato. Enrico Letta è il secondo premier insediato al governo da Napolitano «che fallisce nel tentativo di costruire un Paese moderno e affidabile». «Lo scoglio, sempre lo stesso scoglio, si chiama Silvio Berlusconi».

El Mundo non ha dubbi: "Il Cavaliere affonda il governo in Italia di fronte alla fine della sua carriera politica". Il titolo apre il sito del quotidiano spagnolo, che commenta: "Nonostante sia alle ultime battute della sua traiettoria politica, Berlusconi chiarisce che ha ancora il potere di controllare il Paese".

"Letta ritiene che i ministri si dimettano per coprire i guai di Berlusconi", "Berlusconi apre la crisi di governo in Italia", "Berlusconi provoca di nuovo il caos nella politica italiana",: lo spagnolo Abc segue passo passo, sulla homepage del suo sito, gli sviluppi della situazione italiana. Sembra davvero dire "Muoia io e i filistei!", scrive, e questo proprio mentre "il Paese ha bisogno di stabilità per affrontare la sua profonda crisi economica".

Stati Uniti
«I ministri italiani lasciano, scatenano la crisi politica» titola in apertura il sito del Wall Street Journal. Tutti e cinque i ministri dell'ex premier Silvio Berlusconi si sono dimessi ««gettando il governo nel caos». E questo mentre «la terza economia dell'eurozona si sforza d'uscire dalla peggiore recessione» degli ultimi decenni.
La mossa di Berlusconi segna il culmine di una settimana di tensioni crescenti tra Pdl e Pd – scrive il Wsj - e lascia Napolitano con la difficile scelta tra il forzare la formazione di un nuovo governo e il rimandare gli italiani alle urne, appena sette mesi dopo elezioni ««inconcludenti» che hanno prodotto un Parlamento senza maggioranza.

Una mossa «a sorpresa» che accelera lo showdown politico. La crisi di governo – sottolinea il Wsj - «di impedire la ripresa dell'economia italiana, che ha molto bisogno di profonde riforme per essere tirata fuori da due anni di recessione. Il governo Letta, pur avendo varato alcune "modeste misure", è stato in gran parte paralizzato da lotte interne».
I tassi d'indebitamento dell'Italia sono saliti nelle ultime settimane, man mano che il governo si indeboliva, ma "sono lontani dai livelli pericolosi raggiunti durante la crisi politica del 2011". La reazione pacata dei mercati, spiega il quotidiano Usa, è attribuito alle garanzie di stabilità fornite dalla Banca centrale europea.

Germania
"Siamo tutti Berlusconi", scrive lo Spiegel a proposito di quanto affermato dagli eletti nelle file del Pdl: "I parlamentari del partito dell'ex premier si pongono a difesa dell'evasore fiscale condannato Berlusconi. Se dovesse essere estromesso dal parlamento, vogliono far saltare la coalizione con Letta". Nel raccontare la vicenda delle dimissioni votate mercoledì sera "per acclamazione in presenza di Berlusconi", la Sueddeutsche Zeitung (Sz) ricorda come "il presidente Napolitano abbia messo in guardia da una paralisi del parlamento". Il premier Letta e Napolitano, scrive ancora Sz, si sono mostrati "indignati" per l'atteggiamento dei parlamentari del Pdl. La "crisi di governo si infiamma di nuovo" per il sito del quotidiano Die Welt, secondo cui "Berlusconi va all'offensiva per salvare la sua carriera politica". Il sito del settimanale di Amburgo Die Zeit ricorda le parole "insolitamente dure" di Giorgio Napolitano, "che ha accusato i deputati e senatori di seppellire il sistema parlamentare", mettendo lo stesso presidente "sotto pressione".

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