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Questo articolo è stato pubblicato il 30 settembre 2013 alle ore 18:13.

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Esselunga, Coop e Ikea: da noi nessun aumento dovuto all'Iva

L'aumento dell'Iva dal 21% al 22% che entrerà in rigore da domani non è ben visto dalla grande distribuzione. Le grosse catene di distribuzione, alimentare e non, si schierano dalla parte di consumatori e famiglie rifiutando l'applicazione dell'imposta a memento di una prassi che ha portato, con lo scorso aumento del 2011 dal 20% al 21%, un calo dei consumi e del gettito erariale senza centrare l'obiettivo per la quale l'imposta era stata introdotta. Ecco in campo Esselunga, Coop e Ikea.

Il gruppo Esselunga fa sapere in una nota che non modificherà la propria politica commerciale volta al contenimento dei prezzi, neppure a fronte della recente normativa che prevede l'incremento dell'Iva di un punto percentuale a partire da domani. L'aumento, si legge, «è solo l'ultimo di una serie di forti pressioni economiche che ricadono sulle famiglie, alle quali Esselunga ha da sempre risposto ritardandone e limitandone l'applicazione, come ad esempio per gli aumenti subiti nel 2012 da parte del mondo della produzione, al fine di salvaguardare il potere d'acquisto dei clienti«.

«Coerentemente con tale politica e consapevole delle difficoltà che i propri clienti stanno attraversando - conclude - Esselunga ha deciso di non riversare su di loro neppure questo aumento dell'Iva, come in occasione di analoga situazione registrata a settembre del 2011». Esselunga spiega nel comunicato che questo aumento interessa il 30% delle merceologie trattate nella catena di supermercati rafforzando le motivazioni per cui non opererà l'aumento come del resto aveva già fatto nell'analoga situazione a settembre 2011.

Anche Coop, altro marchio leader nella grande distribuzione, «opererà per limitare gli effetti dell'aumento Iva e chiederà ai propri fornitori di collaborare al medesimo obiettivo nell'interesse delle famiglie italiane». Secondo Coop «l'aumento dell'Iva dal 21% al 22% colloca l'Italia tra le tassazioni indirette più alte dei paesi della UE». In particolare, saranno colpiti i «beni di largo consumo» e ciò «peserà in modo significativo su tutte le famiglie italiane, soprattutto su quelle meno abbienti e sulle classi medie. L'impatto sarà di quasi 200 euro per famiglia in un anno».

Non è di opinione diversa il marchio svedese Ikea. «Il passaggio dell'imposta dal 21% al 22% non avrà impatto sul prezzo dei prodotti Ikea, afferma Lars Petersson. L'ad del gruppo Ikea in Italia sottolinea che «si tratta di un impegno notevole che ricambia, nei fatti, la fiducia che quotidianamente un gran numero di persone dimostrano visitando i nostri negozi».

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