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Questo articolo è stato pubblicato il 30 settembre 2013 alle ore 13:36.

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Se Letta incassa la fiducia riparte il cantiere dell'Iva - Da Esselunga, Coop e Ikea no all'aumento - 10 domande per rispondere a tutti i dubbi

Il cantiere di una revisione dei panieri è ancora aperto. Dalla mezzanotte di martedì l'Iva aumenterà dal 21 al 22% su gioielli, arredamenti, cd, hi-fi ed elettrodomestici, abbigliamento, attrezzature sportive e servizi come quelli di telecomunicazioni, quelli rivolti alla persona o le prestazioni di avvocati, notai o commercialisti. Eppure il dossier sulla rimodulazione dei beni e servizi tassati ad aliquota diversa da quella ordinaria non è stato affatto chiuso. Il destino della riforma dell'Iva resta, però, legato a doppio filo al futuro del Governo Letta. E se otterrà la fiducia, come ha promesso lo stesso premier domenica sera, riprenderà a marciare anche la revisione dell'Iva.

Spazi di intervento limitati
Intervenire sulla rimodulazione delle aliquote Iva prevede comunque spazi di intervento molti ristretti, sia sul fronte dei consumi sia sul fronte comunitario. E a dirla tutta bisognerà valutare attentamente cosa potrebbe voler dire procedere alla riforma delle aliquote all'indomani dell'avvenuto aumento dell'aliquota ordinaria dal 21 al 22 per cento. Sul piano politico potrebbe voler dire tanto, anche per ottenere la fiducia almeno di una parte del centro destra. Sul piano pratico, invece, potrebbe voler dire soltanto ricalibrare il prelievo su consumi e servizi in termini di equità, non certo di riduzione del carico fiscale. D'altronde anche lo stesso decreto messo a punto venerdì scorso dall'Economia e travolto dalla crisi politica prevedeva espressamente la proroga dell'aumento dal 21 al 22% dell'aliquota ordinaria e contemporaneamente la rimodulazione delle aliquote, «nel rispetto della legislazione europea» in modo tale da «assicurare, a decorrere dall'anno 2014, l'invarianza di gettito complessivo». Come dire in concreto che anche spostando beni e servizi dal 4 al 10%, dal 10% al 21% (dal 1° ottobre 22%) o facendogli fare il percorso inverso (solo fino al 10%), lo Stato dovrà incassare non meno di 4 miliardi in più su base annua.


I paletti europei e i lavori in corso
Se la riforma dell'Iva riprenderà il suo cammino, dunque, non dovrà garantire soltanto l'invarianza di gettito, ma dovrà fare i conti con i margini ridotti imposti dall'Europa a tutti i Paesi membri. Dalle prime analisi effettuate a via XX settembre, ad esempio, sarebbe emersa la possibilità, nel rispetto dei vincoli europei, di ridurre l'aliquota Iva, spostandola dal 21 (ormai 22%) al 10% per i seggiolini delle auto o per servizi prestati da barbieri e parrucchieri. Occorre ricordare , infatti, che secondo i "considerando" delle direttive e dei regolamenti comunitari è possibile prevedere riduzioni dell'Iva nei casi in cui lo Stato membro voglia, ad esempio, affrontare la riduzione dell'interesse delle imprese a entrare nel sommerso o ancora intervenire sulla disoccupazione favorendo i servizi ad alta intensità di lavoro. Non solo. Sul fronte poi delle aliquote ridotte del 4 e del 10% che da sole coprono meno di un quarto del gettito Iva, l'Europa è ancora più rigida. L'aliquota ridotta in Europa è compresa tra il 5% e quella ordinaria (dalla mezzanotte di oggi al 22%). Il caso Italia fa già eccezione con il suo 4% di aliquota super-ridotta. Questa aliquota che si applica a beni di largo consumo (latte fresco, burro, formaggi ecc.), giornali, prima casa, mense aziendali e scolastiche e tanto altro ancora è dalla riforma dell'Iva del '93 considerata transitoria perché già esistente all'epoca. E per questo è considerato "un paniere" chiuso. Ovvero le prestazioni e i beni al 4% in caso di eventuale riforma dell'Iva potranno soltanto salire (come già è accaduto per merendine, caffè e bevande dei distributori automatici passati dal 4 al 10% per coprire parte degli ecobonus). È dunque all'interno di questo sentiero che si potranno muovere i tecnici dell'Economia e soprattutto all'interno della legge di stabilità. Beninteso, sempre che il Governo incassi una fiducia piena e riprenda a marciare.

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