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Questo articolo è stato pubblicato il 30 settembre 2013 alle ore 06:39.

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I settori a rischio
Entra in questo capitolo la procedura relativa all'emergenza rifiuti in Campania, aperta nel lontano 2008, che ha già comportato una doppia condanna dell'Italia e la richiesta da Bruxelles di una multa da 25 milioni di euro. Ma compare anche il caso della discarica di Malagrotta a Roma, che, secondo le contestazioni della Ue, riceve rifiuti privi del trattamento prescritto dalla legislazione europea: la procedura di infrazione è stata aperta nel 2011, e nonostante l'emergenza rifiuti nella Capitale sia in parte rientrata, non è stata chiusa perché nel Lazio restano sotto esame altre discariche. Il fisco è al secondo posto delle materie al setaccio della Ue: 12 procedure riguardano le imposte e le dogane (dall'Iva fino alle accise sul tabacco). Poi dieci procedure riguardano il lavoro e gli affari sociali, 9 i trasporti, 7 la salute e altrettante gli appalti.
Una new entry dell'estate scorsa, con la partenza della lettera di messa in mora, riguarda l'invito a rimediare alle carenze nel recupero delle multe ai produttori che hanno superato le quote latte tra il 1995 e il 2009. Le somme dovute e in gran parte ancora non riscosse sono 1,42 miliardi di euro secondo la Commissione.
Per correre ai ripari, il Governo ha varato il 20 settembre scorso il disegno di legge europea 2013-bis in modo da allineare la normativa italiana alle richieste di Bruxelles e chiudere una decina di procedure aperte.
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Le ultime violazioni
LE EMISSIONI DELL'ILVA DI TARANTO
L'Italia non garantisce che l'Ilva di Taranto – il più grande stabilimento siderurgico d'Eruropa, commissariato da giugno – rispetti le prescrizioni Ue sulle emissioni industriali, con gravi conseguenze per la salute e l'ambiente. Né viene applicata la direttiva sulla responsabilità ambientale, che sancisce il principio «chi inquina paga». È con queste motivazioni che la Commissione Ue ha inviato giovedì scorso la lettera di messa in mora, dando all'Italia due mesi di tempo per rispondere
I RITARDI NEI RIMBORSI IVA
È attesa la lettera di messa in mora anche per i rimborsi dei crediti Iva delle imprese. Sono tre le contestazioni di Bruxelles. La prima riguarda i tempi lunghi dei rimborsi, due anni in media. Inoltre, sono contestati i tempi previsti dalla legge (quattro anni) e l'entità della cauzione richiesta (pari all'importo del credito) per abbreviarli. Infine, sotto tiro la norma che libera dalla cauzione per i crediti sopra a 5.164,57 euro i contribuenti virtuosi che, tra l'altro, devono avere alle spalle 5 anni di operatività: un vincolo che penalizza le start-up
I LIMITI ALLA RESPONSABILITÀ DEI MAGISTRATI
La legge 117 del 1988 sulla responsabilità civile dei magistrati non prevede il risarcimento dei danni da parte dello Stato nel caso di «manifesta violazione» del diritto europeo. Una mancata copertura per cui l'Italia è già stata condannata dalla Corte Ue nel 2011. Ma, benché siano passati due anni, l'Italia non ha dato esecuzione alla sentenza. È quindi attesa l'apertura di una nuova procedura di infrazione. È probabile che la vicenda rilancerà il tentativo del centrodestra di sostituire l'attuale responsabilità indiretta con quella diretta dei magistrati
I TEMPI LUNGHI DEI PAGAMENTI DELLA PA
A fine luglio Bruxelles ha recapitato al Governo una lettera per avviare una procedura di preinfrazione contestando l'inesatto recepimento della direttiva pagamenti. In mancanza di spiegazioni convincenti entro il 4 ottobre, sarà avviata la procedura formale. La Ue contesta tra l'altro il termine di 60 giorni per il pagamento fissato dalla legge italiana, che deroga in modo generalizzato ai 30 giorni della direttiva. Inoltre, l'Italia non ha vietato le «prassi gravemente inique» nel pagamento delle fatture
1
Iniziativa della Commissione
Le procedure sono avviate, su iniziativa della Commissione Ue, contro gli Stati che non recepiscono una direttiva o violano il diritto Ue. L'infrazione può derivare anche dalle azioni di cittadini o imprese, come per l'Ilva di Taranto
2
Fase precontenziosa
La Commissione invia allo Stato una lettera di messa in mora che contiene la contestazione, con una deadline (in genere due mesi) per rispondere. Se lo Stato non si "redime", Bruxelles emette un parere motivato con un termine per rimediare
3
Fase contenziosa
Se lo Stato non rimedia alla violazione entro il termine fissato, la Commissione deposita il ricorso per inadempimento alla Corte Ue. I giudici, se accertano la violazione, emettono una sentenza vincolante per lo Stato
4
Mancata esecuzione della sentenza
Se lo Stato non si adegua, la Commissione agisce di nuovo di fronte alla Corte Ue. Il procedimento si chiude con una sentenza che condanna lo Stato a pagare una somma forfettaria o una penalità per ogni giorno di ritardo nell'esecuzione

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