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Questo articolo è stato pubblicato il 30 settembre 2013 alle ore 10:57.

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Quagliariello: a un fallo di gioco non si risponde con una testata
Osservato speciale, in questi giorni di crisi, anche il ministro per le Riforme Gaetano Quagliariello, che insieme ai ministri Beatrice Lorenzin (Sanità) e Maurizio Lupi (Infrastrutture) guidano la fronda degli scettici sulla fine delle "larghe intese". «A un fallo di gioco non si risponde con una testata», spiega riferendosi allo stop voluto dal Cavaliere intervenendo questa mattina a "La Telefonata" di Maurizio Belpietro (Canale 5): «la sinistra ha aggredito Berlusconi tramite la magistratura. Ma che c'entra il governo?».

Elezioni? Serve legge elettorale e Governo che la faccia
Ma la sua linea, all'interno del centrodestra, è condivisa solo da pochi, almeno finora. Il suo no alla crisi di Governo, spiega a Belpietro, nasce da fatto che occorre «mettere la sinistra di fronte alla propria responsabilità e non assumersi il rischio di una crisi che sarebbe deflagrante, che colpirebbe il Paese e che non sarebbe compresa innanzitutto dal nostro elettorato». «Anche se si affermasse la linea delle elezioni anticipate, che non è la mia linea – osserva Quagliariello - serve una legge elettorale, e quindi un governo che la faccia. Per quale motivo dobbiamo fare un'azione politica per avere un governo che sia peggiore per l'Italia, peggiore per il centrodestra e peggiore per Berlusconi?».

No a Forza Italia, resto nel Pdl
Per il ministro «Il popolo dei moderati, la grande maggioranza del Paese, la maggioranza silenziosa detesta il fatto di strumentalizzare tutto a fini di parte. E di dimenticare le esigenze primarie di chi lavora, di chi fa impresa». Nelle sue parole, l'intenzione di non aderire a Forza Italia, che sta prendendo il posto del Pdl, perché «Forza italia non parla con gli industriali, con gli artigiani, con la Chiesa e con vasta parte dell'italia. Non voglio stare in un partito senza referenti nella società».

Prestigiacomo: voto con Porcellum male minore
Alle parole di Quagliariello risponde indirettamente dalle pagine della "Stampa" Stefania Prestigiacomo, secondo cui «Essere moderati non significa essere equilibristi. La decisione di ritirare la nostra delegazione dal governo non è stata improvvisa né impulsiva; è maturata dopo un ampio dibattito interno al termine del quale, un vero leader decide. È evidente che non esistono più le condizioni della collaborazione fra Pd e Pdl e aver fatto saltare il rinvio del rincaro dell'Iva come rappresaglia politica, è stata la goccia che fatto traboccare il vaso». Quanto alla mancata riforma elettorale, «se dev'essere una scusa per creare un governicchio autunnale, mi sembra il male minore».

L'allarme di Bondi: Letta, Pd ed Epifani già in campagna elettorale
Poco interssato al dibattito interno al cenreodestra e concentrato sulla reazione del Pd il coordinatore del Pdl, Sandro Bondi, che segnala come «Epifani, Letta e il Pd hanno già dato inizio alla campagna elettorale, manipolando cinicamente la realtà e cercando addirittura di strumentalizzare il confronto all'interno del nostro partito". Parole e toni del Pd «sono tutti e sempre di sfida e di ricatto, irrispettosi e sprezzanti, nei confronti delle legittimi e comprensibili problemi che abbiamo sollevato sulla natura e le sorti della nostra democrazia».

Mauro (Difesa): da Pdl tradimento all'Italia
Da Scelta civica, fa sentire la sua voce il ministro della Difesa Mario Mauro, che attacca anche lui l'abbandono del Governo da parte del Pdl, uan decisione «completamente a sfavore dell'Italia», «Un vero e proprio tradimento, che spero, conducendo una riflessione onesta, quel partito possa superare, venendo incontro non ai bisogni del governo ma a quelli del Paese».

Osservatore Romano: una crisi irresponsabile
Parla di crisi irresponsabile l'Osservatore Romano, quotidiano della Santa Sede in un articolo dal titolo: "L'Italia costretta a uno nuova crisi politica". Una crisi, è scritto, «che appare irresponsabile provocare non solo per le sue ripercussioni economiche, ma per le ricadute sulla credibilità dell'intera classe politica italiana».

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