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Questo articolo è stato pubblicato il 03 ottobre 2013 alle ore 22:35.

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I corpi di donne e bambini distesi, l'orrore nell'hangar dell'aeroporto di Lampedusa

Distesi uno accanto all'altro. Coperti da teli rigidi. Una distesa infinita, che lo sguardo non riesce per intero a contenere. Ci sono uomini, ci sono donne e ci sono pure quattro bambini, dentro questi sacchi che trasformano in numeri le vite di intere famiglie. Morte annegate, nella più grave sciagura dell'immigrazione degli ultimi tempi. Erano eritree e somale le 93 vittime accertate del naufragio al largo di Lampedusa. E un centinaio di altri corpi sono stati individuati dentro e sotto il barcone andato a picco.

Un cimitero velocemente si è formato, prima sulla banchina dell'isola, d'un tratto troppo piccola, poi nell'hangar dell'aereoporto di Lampedusa. Pieno di morte e di speranze infrante. Morti che potrebbero essere ancora molti e molti di più, dal momento che "erano in 500 alla partenza dalla Tunisia", secondo il racconto dei sopravvissuti. E i tanti, troppi che mancano all'appello vengono cercati in mare. Una fossa comune subacquea è comparsa davanti agli occhi dei sommozzatori, quando hanno raggiunto l'imbarcazione su cui viaggiavano. Un centinaio di corpi stavano lí, dentro e sotto il relitto, partito dall'altra parte del Mediterraneo. E naufragato, dopo un incendio a bordo. Le fiamme sarebbero scoppiate, dopo che una coperta è stata incendiata, nel tentativo di farsi individuare e soccorrere dalla Guardia costiera italiana. Ma a quel punto, tutti si sarebbero spostati da una parte e la nave si sarebbe capovolta. "Siamo rimasti intrappollati", hanno raccontato i sopravvissuti, soccorsi dal dottor Pietro Bartolo, che ha nello sguardo l'orrore incontrato negli occhi di queste vittime. "Sono tutte sotto schock, hanno bevuto petrolio e raccontano di questo incendio. Abbiamo bisogno solo di bare, qui. C'è solo morte". E il sindaco, Giusy Nicolini, invita il premier, Enrico Letta, a venire sull' isola, per contare insieme a lei i morti.

A render loro omaggio, tra gli altri, c'è stato il vicepremier, Angelino Alfano. Ha camminato in questo scalo, diventato una morgue troppo piccola, per i troppi morti. Inghiottiti dalll'ultima sciagura dell'immigrazione. E ora uno accanto all'altro. Con i teli rigidi, distesi sulle loro speranze di una vita migliore.

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