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Questo articolo è stato pubblicato il 05 ottobre 2013 alle ore 11:21.

Missioni all'estero: costi ridotti ma ancora elevati. Ecco le cifre dell'ultimo triennio

Il finanziamento delle missioni militari oltremare per l'ultimo trimestre dell'anno, varato oggi dal Consiglio dei ministri, conferma il calo progressivo che ha caratterizzato negli ultimi anni questo capitolo di spesa sostenuto con stanziamenti ad hoc esterni al bilancio ordinario della Difesa.

I 304,8 milioni di euro finanziati oggi sono divisi in 226,1 milioni destinati a sostenere i costi di una trentina di missioni oltremare in ambito NATO, Unione europea o nazionale e altri 78,7 milioni che sostengono la cooperazione allo sviluppo della Farnesina, la partecipazione italiana a organismi internazionali ma anche la "rata" italiana dei fondi per l'esercito afghano (600 mila euro) e spese un po' meno legate al ruolo internazionale dell'Italia come i 674 mila euro assegnati per l'ultimo trimestre dell'anno alle associazioni combattentistiche composte da ex militari.

Nel decreto rientrano anche 192 mila euro per trasferire all'esercito di Gibuti 4 blindati leggeri Puma nell'ambito di un programma di cessione di surplus militare italiano (gli stessi blindati sono stati forniti in una ventina di esemplari alla Libia) che quest'anno ha già visto la consegna di altri 3 Puma e 10 semoventi d'artiglieria M-109 al Paese del corno d'Africa che ospita una piccola base di fucilieri di Marina destinati all'imbarco sui mercantili in transito in servizio di scorta anti-pirateria.
Nei fondi assegnati propriamente alle missioni militari (cui partecipano anche piccoli contingenti di forze di Polizia di Stato e Guardia di Finanza) spiccano e la parte del leone è ricoperta ancora una volta dalla missione afghana che assorbe per il trimestre 130,3 milioni, quella in Libano (40,2) e in Kosovo (22,8).

Con i fondi stanziati oggi e quelli già ssegnati nei i primi nove mesi il bilancio annuale per gli interventi italiani all'estero raggiunge 1,25 miliardi di euro, in riduzione rispetto a 1,4 miliardi del 2012 e a 1,55 del 2011. Un calo costante ma non vistoso quanto si sarebbe potuto attendere dalla progressiva riduzione delle forze schierate all'estero: 8.200 mila militari nel 2011, 6.800 l'anno scorso e 5.600 quest'anno.

Il motivo è legato essenzialmente ai costi dei mezzi e della logistica che soprattutto in Afghanistan rimangono elevati perché oltre a rifornire il contingente a Herat occorre riportare in Italia mezzi e materiali in vista del ritiro. A fronte del calo del costo della missione afghana vi sono poi modesti rincari nei costi di altre operazioni.

La missione afghana nel 2011 copriva da sola la metà del bilancio delle missioni con 811 milioni di euro, e ha mantenuto circa la stessa proporzione con gli stanziamenti del 2012 (750 milioni) e di quest'anno (572 milioni) con un calo determinato soprattutto dalla riduzione delle truppe schierate a Herat passate dagli oltre 4.200 di due anni or sono ai 3 mila di oggi che, come ha annunciato il ministro della Difesa Mario Mauro, scenderanno a 2 mila nel 2014, quando si concluderà l'attuale missione della Nato.

Costi stabili invece in Libano dove i 1.100 caschi blu italiani costano quest'anno 159 milioni di euro contro i 157 dell'anno scorso e i 198 milioni del 2011, quando però i militari italiani erano 1.700. In Kosovo (dive l'Italia ha appena assunto il comando delle truppe Nato) la spesa complessiva nel 2013 è di 75,3 milioni in calo rispetto ai 98,3 dell'anno scorso ma in aumento sui 70 milioni spesi del 2011.

In crescita anche i costi per la lotta alla pirateria nell'Oceano Indiano dove tra team di marò e la costante presenza di una nave da guerra spendiamo quest'anno 53,3 milioni contro i 40 milioni del 2012 e i 46 dell'anno precedente, quando per alcuni mesi le navi italiane presenti furono due.

Tra i costi in aumento anche i fondi assegnati ai servizi dell'Agenzia Informazioni e Sicurezza Esterna (AISE) per le attività di supporto ai contingenti militari che assommano quest'anno a 14 milioni contro in 10 dell'anno scorso. Tra le missioni nazionali stonano, specie in queste ore, i 17,7 milioni di euro stanziati quest'anno per l'addestramento delle forze libiche e la manutenzione delle motovedette che la Guardia di Finanza ha donato a Tripoli impiegate finora solo per bloccare arbitrariamente in acque internazionali i pescherecci di Mazara del Vallo invece che per contrastare i traffici di essere umani gestiti da organizzazioni malavitose in combutta con alcune milizie libiche.

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