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Questo articolo è stato pubblicato il 08 ottobre 2013 alle ore 16:17.

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Il Ministro dell'Istruzione Maria Chiara Carrozza (Ansa)Il Ministro dell'Istruzione Maria Chiara Carrozza (Ansa)

L'Italia, che da luglio del prossimo anno avrà la presidenza dell'Unione europea, deve riprendere la leadership che in ambito culturale ha sempre avuto. Ne è convinta il ministro dell'Istruzione, Maria Chiara Carrozza che a Roma in occasione del seminario «Il patrimonio culturale digitale verso Horizon 2020» - presenti tra gli altri Valdo Spini, presidente dell'Associazione Istituti di cultura italiani e il vice presidente di Confindustria Ivan Lo Bello - ha indicato il prossimo programma Ue per la ricerca come la via per riguadagnare terreno. «È importante recuperare il nostro senso della storia - ha detto il ministro - per partire con un nuovo Rinascimento. Il nostro Paese, con il blocco del turn-over, ha subito dei danni nel settore dell'università e della ricerca. I dati dell'Ocse ci dicono che stiamo colando a picco e dobbiamo risalire concentrandoci sui problemi con spirito creativo».

Le opportunità del programma Ue Horizon 2020
Il programma quadro dell'Unione europea per la ricerca Horizon 2020 è la grande opportunità per voltare pagina nella conservazione e nella valorizzazione del patrimonio culturale italiano «Dobbiamo difendere il patrimonio culturale italiano riconducendolo nel vivo dei grandi mutamenti, quindi anche del digitale», ha affermato Spini presidente dell'associazione che riunisce gli istituti di cultura italiani. Una indicazione, questa, che è arrivata anche dal segretario della commissione Cultura della Camera, Flavia Piccoli Nardelli, secondo la quale in assenza di una saldatura fra la ricchezza di beni culturali dell'Italia e le potenzialità delle tecnologie informatico-digitali «l'Italia rischia di ridursi a mera fornitrice di materia prima culturale, valorizzata da altri, che ne ricaveranno benefici economici, in occupazione e innovazione». Decisivo quindi per la Nardelli il «rapporto tra patrimonio culturale, società digitale e imprese». In questo contesto Horizon 2020 «che è ormai alle porte» deve servire a «far uscire il sapere confinato nelle accademie perché ne benefici tutta l'industria creativa».

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