Nonni esportati in Polonia, lavori da 450 euro al mese. Le 10 (+1) crepe del modello tedesco
La Germania ha un governo più forte e meno soggetto a spallate e trabocchetti. L'economia è più solida e il popolo tedesco non si lamenta e non esterna le proprie debolezze. Ma siamo sicuri che il loro modello sia quello giusto per tutta l'Europa? Ecco le fratture, finanziarie e sociali, nascoste nella locomotiva di Frau Merkel
di Vito Lops e Luisanna Benfatto
8. Esalta il lavoro precario con i mini-job
Il tasso di disoccupazione tedesco viaggia al 6,8% ed è tra i più bassi dell'Eurozona. Ma a questo dato contribuiscono anche i mini-job, impieghi pagati circa 450 euro al mese che oggi riguardano circa 8 milioni di individui. "Uno dei problemi meno affrontati del nostro sistema è costituito dall'espandersi di impieghi pagati poco, meno di 9,5 euro l'ora. Stiamo parlando di un quarto del lavoro dipendente", spiega al Sole 24 Ore Karl Brenke, analista di Diw, l'Istituto di ricerche economiche con sede a Berlino. E' vero in due casi su tre i mini-job sono svolti da donne (in part-time) e in molti casi sono secondi lavori e in altri formalizzano sacche di lavoro nero. Ma si tratta, sostengono i critici, di una spinta verso precariato e flessibilità che allontana, analizzando i valori medi, il mito diffuso del lavoratore tedesco della Bmw meglio "equipaggiato" di un dipendente Fiat. Inoltre i mini-job spingono al ribasso anche i salari degli altri lavori accentuando il fenomeno di dumping salariale che solo nell'ultimo anno pare essersi interrotto.
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