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Questo articolo è stato pubblicato il 08 ottobre 2013 alle ore 14:36.

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(Ansa)(Ansa)

Il paradosso degli ultras che fanno una «battaglia di libertà». È di ieri la notizia che il Milan giocherà la prossima partita a San Siro senza pubblico e dovrà pagare 50mila euro di ammenda a causa dei cori di discriminazione territoriale (tra i più gettonati, «siamo tutti napoletani») urlati, secondo il giudice sportivo, da «alcune centinaia» di tifosi rossoneri domenica sera durante allo Juventus Stadium.

La Procura federale li ha annotati e il giudice Tosel ha applicato la sanzione per il club rossonero, già recidivo, visto che per gli stessi cori il Milan aveva già subito una sanzione (chiusura della curva contro la Sampdoria) per effetto di analoghi cori durante l'incontro a San Siro contro il Napoli.

La società ha annunciato il ricorso, subito dopo la sentenza. «Nessun altro ha sentito quei cori, a parte alcuni funzionari della Procura federale. Forse li hanno uditi in bagno, al bar o non so dove...», ha attaccato l'ad rossonero Adriano Galliani, lamentandosi per una regola «che esiste solo in Italia. E se io che abito a Brera me la prendo con un milanese di porta Vigentina? - si è domandato ironicamente -. E immaginate se un bavarese se la prende con uno di Colonia...».

Il Milan, con tutti gli altri club e la Lega Calcio, si è espresso anche per l'abolizione della sanzione, non tanto per i cori razzisti quanto per quelli, appunto basati su discriminazione territoriale. Ragione: depotenziare il potere di ricatto delle tifoserie.

I ras della Curva Sud minacciano: campionato a porte chiuse
Ma attraverso un lungo comunicato sul suo sito la Curva Sud, ovvero il tifo organizzato rossonero che tradizionalmente occupa il secondo anello blu al Meazza di Milano, si è scagliata lunedì sera contro la decisione del giudice sportivo di chiudere lo stadio in occasione di Milan-Udinese, in programma sabato 19 ottobre.

«Ci troviamo ancora una volta vittime di leggi che puniscono solo quello che dà fastidio, ovvero il tifoso allo stadio - scrivono gli ultras milanisti -. Noi non abbassiamo la testa di fronte a questi soprusi e ci auguriamo che tutta Italia abbia presente a cosa andiamo incontro: ci stanno togliendo il diritto di esprimere il nostro tifo e saremo ben felici di scoprire quanto un campionato giocato a porte chiuse sarà interessante per i mercati esteri creando un buco al sistema calcio».

I milanisti non sono soli. È in corso una pericolosa saldatura tra le diverse frange del tifo organizzato. Dopo i cori antinapoletani dei milanisti, reiterati a Torino per perseguire la «battaglia di libertà», anche la curva partenopea al San Paolo si è auto-insultata con lo striscione«Napoli colera», curiosamente solidale con i rivali rossoneri.

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