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Questo articolo è stato pubblicato il 08 ottobre 2013 alle ore 14:36.

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Interisti e juventini solidali: «Facciamo chiudere tutti gli stadi»
Oggi l'alleanza è stata rafforzata dagli ultras dell'Inter e in serata anche da quelli della Juventus. La Curva Nord nerazzurra, dopo avere espresso totale solidarietà ai nemici di sempre, i «colleghi» rossoneri, si è rivolta anche alle altre tifoserie ed ha prospettato una clamorosa forma di protesta, la chiusura di tutti gli stadi di Serie A. Come? Intonando cori discriminatori in occasione delle prossime gare di campionato nel weekend del 18, 19 e 20 ottobre. I tifosi bianconeri hanno bollato le sanzioni come «inutile ed incostituzionale meccanismo per discriminare soltanto il nostro popolo ultras, condannando la libera espressione di pensiero». Come dire, non c'è vera libertà senza insulto corale.

La contiguità con il crimine organizzato
Non è un mistero che da anni le curve sono di fatto il ricettacolo di un mondo contiguo alla criminalità organizzata, come certificato da episodi criminosi (pestaggi e omicidi inclusi), indagini e attenzionamenti delle forze di polizia, processi (ad esempio, quello concluso con 8 condanne nel giugno 2010 a Milano sul ricatto degli ultras rossoneri per ottenere biglietti, giro di affari annuale stimato in due milioni di euro). Un altro grande mistero, per dire, è come il capo storico della tifoseria milanista, l'ultrasessantenne Giancarlo Capelli, curriculum di tutto rispetto, possa tranquillamente rilasciare dichiarazioni (ieri sera a una tv privata lombarda) in cui proclama che i cori offensivi, quelli che rischiano già la prossima volta di fare perdere a tavolino 3 a 0 il Milan (in più potrebbe scattare anche una penalizzazione di punti in classifica) andranno avanti per ragioni di libertà di espressione.

Abete: quadro normativo delineato, difficile cambiare in corsa
A fronte di questa sorta di ribellione da curva finora tollerata per ragioni di quieto vivere, il presidente della Figc, Giancarlo Abete, ha definito «utile, opportuna e doverosa, una riflessione sulle modalità applicative» della regola contestata da Galliani e dai club. Perché, «è evidente che in relazione alle situazioni che intervengono, è giusto fare una riflessione sulle applicazioni». Ma all'ad rossonero ha poi risposto: «Siamo all'interno di un contesto internazionale, che prevede una diversa modalità di contrasto nei confronti di situazioni di discriminazione. Il quadro normativo delineato non è frutto di una autonoma decisione della Federazione».

Prendendo spunto dai tanti casi di razzismo di questo inizio di stagione che hanno comportato la chiusura di diverse curve, il numero uno Figc ha spiegato che «il problema delle norme e del contrasto ai fenomeni di discriminazione è un problema che si è manifestato a prescindere della discriminazione territoriale. Poi la ratio della norma Uefa è quella di salvaguardare la dignità della persona umana». La dignità umana si salvaguarda lasciando entrare allo stadio falangi di teppisti che ne tengono alla larga singoli tifosi innocui e famiglie? Questo non è dato sapere.

Non solo: «Voglio far notare - ha concluso Abete - che la discriminazione territoriale nel nostro codice di giustizia è presente da tantissimo tempo, ciò che determina attenzione è il fatto che è cambiata la gradualità delle norme. Cambiarle in corsa? L'unico soggetto in grado di fare riflessioni è il Consiglio Federale, ma l'indirizzo strategico è stato individuato congiuntamente da tutte le componenti».

Insomma, una bella frenata, Che però sembra spianare la strada alla voglia di rivalsa del teppismo organizzato. (Al.An.)

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