Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 10 ottobre 2013 alle ore 08:37.

My24
Il Presidente Azero Ilham Alyev durante le oprazioni di voto. (Reuters)Il Presidente Azero Ilham Alyev durante le oprazioni di voto. (Reuters)

Il voto si svolge in un'atmosfera tranquilla. I seggi sono tutt'altro che gremiti, l'organizzazione appare efficiente, gli scrutatori ben istruiti. Donne, uomini, anziani e giovani; sul volto degli elettori si scorge una nota comune: l'espressione di chi sa perfettamente come andrà a finire. Chi ha votato per l'attuale presidente è sicuro del risultato. Ma lo è anche chi ha fatto il contrario, consapevole che il proprio candidato raccoglierà solo le briciole.

Le elezioni presidenziali in Azerbaijan sono apparse sin da subito come la cronaca di una vittoria annunciata: quella di Ilham Aliyev, 52 anni, da 10 alla guida della piccola repubblica del Caucaso divenuta indipendente dall'Unione Sovietica nel 1991. E da oggi al suo terzo mandato. Un'affermazione possibile grazie al controverso referendum con cui, nel 2009, ha fatto abolire il limite ai due mandati presidenziali. I sondaggi rilasciati a tarda notte gli riconoscevano un consenso superiore all'83 per cento. Poco sotto, dunque, all'elezione precedente, quella del 2008, di qualche punto sopra all'elezione del 2003. La vittoria era così scontata che Aliyev non ha avuto nemmeno bisogno di scendere in campagna elettorale, lasciando agli altri nove candidati comizi e dibattiti televisivi.

Se non fosse per l'energia e la sua posizione strategica nel cuore del Caucaso, l'affermazione di Aliyev non avrebbe suscitato l'interesse mostrato da Europa e Stati Uniti. Ma il piccolo Azerbaijan è un paese ricco di petrolio e, soprattutto, di gas naturale. Quel metano che dal 2019 comincerà ad approdare sulle coste italiane attraverso il "Trans Adriatic Pipeline", permettendo all'Europa di alleviare la sua scomoda dipendenza energetica dalla Russia. La repubblica azera, infine, è anche un Paese conteso. Ambito dalla Russia - che vuole riappropriarsi della sua passata influenza - e dall'Occidente ,con cui Baku intrattiene rapporti più che amichevoli. Bruxelles ha accolto l'Azerbaijan nel Consiglio d'Europa, desidera da tempo una relazione più stretta, confida nella stabilità politica del suo nuovo partner energetico.

Ma, al contempo, non può mostrarsi insensibile alla tema dei diritti umani e della democrazia, un campo in cui Baku deve compiere ancora grandi passi. Ecco perché le critiche al regime, accusato dagli attivisti di aver effettuato un giro di vite sull'opposizione per assicurarsi il risultato, non sono passate inosservate.
La mattina del voto, il professore Jamil Hasanli, il candidato più autorevole e più accreditato dell'opposizione, si fa strada nel suo seggio tra una selva di telecamere. Serio in volto, afferma davanti ai giornalisti: "Se ci fossero elezioni democratiche e trasparenti non avrei dubbi sulla mia vittoria. Ma abbiamo ricevuto notizia di numerose violazioni delle procedure elettorali, compiute già a poche ore dall'apertura dei seggi".

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi