Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 09 ottobre 2013 alle ore 10:56.
«Vergogna! Vergogna!». E' il grido scandito da un gruppo di abitanti di Lampedusa all'arrivo del presidente del Consiglio Letta e il presidente della commissione europea Barroso all'aeroporto dell'isola. I lampedusani, ammassati lungo la recinzione della pista, hanno dato vita alla contestazione mentre Letta e Barroso entravano nell'hangar trasformato in obitorio per le 289 vittime recuperate finora. Con loro, il Ministro dell'interno Angelino Alfano e la commissaria europea Cecilia Malmstrom. Barroso aveve segnalato il suo atterraggio con un tweet: «Siamo qui per mostrare solidarietà con azioni concrete».
Lo strappo dell'Isola con la politica «che ci ignora» si consuma tra i fischi al capo del governo e al presidente della Commissione europea. I lampedusani hanno mostrato, per tutta la protesta, foto dei naufragi precedenti. «Il problema -dice uno di loro- è in Africa. La prima cosa che si deve fare è istituire corridoi umanitari. Proporre il Nobel per Lampedusa è solo ipocrisia da parte della politica. Lo sanno che in quei paesi ci sono torture, violenze».
La mattinata si era già aperta con le polemiche per la mancata visita di Letta e Barroso al Centro di accoglienza dell'isola. Un fatto «grave», secondo le parole del governatore della Regione Sicilia, Rosario Crocetta. Il sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini, ha rincarato la dose. Nella struttura, spiega il primo cittadino, sono ospitati quasi 1000 profughi.«Tra di loro 160 bambini - sottolinea Nicolini -. Che di certo non possono contare su condizioni dignitosi».
Sul ruolo delle istituzioni, il sindaco è ancora più netto: «Credo che il governo italiano debba chiedere scusa ai bambini e ai sopravvissuti per come il nostro Paese li sta trattando - è l'affondo di Nicolini -. Solo dopo che l'Italia si sarà assunta le sue responsabilità, allora, con una sola voce, potremo e dovremo chiedere all'Europa che si assuma le proprie, impegnandosi in un deciso cambio di rotta nelle politiche migratorie».
©RIPRODUZIONE RISERVATA