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Questo articolo è stato pubblicato il 11 ottobre 2013 alle ore 06:39.

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ROMA
Ultime ore per il salvataggio di Alitalia, con l'intervento delle Poste Spa. Il consiglio di amministrazione previsto ieri pomeriggio è stato rinviato a oggi, alle 14, per dare più tempo alla complessa trattativa tra il governo, le banche e gli azionisti per mettere a punto la proposta formale di ricapitalizzazione e rifinanziamento della compagnia, per 500 milioni di euro. Se non ci saranno questi interventi la liquidità dell'Alitalia verrà prosciugata e domani «la compagnia resterà a terra», ha detto il presidente dell'Enac, Vito Riggio.
La manovra di salvataggio passa per un intervento pubblico di 150 milioni di euro, per coprire metà di un aumento di capitale di complessivi 300 milioni, da eseguire in due tappe. La quota pubblica, salvo imprevisti, verrà versata da Poste Italiane per 75 milioni. Ieri sera Palazzo Chigi ha annunciato «con soddisfazione» la partecipazione di Poste Spa «come importante partenr industriale» all'aumento di capitale di Alitalia, senza fornire cifre. Lo Stato tornerà così ad essere azionista (con il 15% circa) dell'Alitalia, da cui era uscito nel 2008, con l'onerosa cessione alla cordata Cai guidata da Roberto Colaninno e Intesa Sanpaolo, costata almeno 3 miliardi allo Stato, che si accollò i debiti. Gli altri 75 milioni dell'intervento pubblico potrebbero venire da una forma di garanzia statale sui debiti o su obbligazioni. A tal proposito si parla anche di un'eventuale emissione di "Letta bond".
L'intervento dello Stato è il passaggio chiave dell'operazione, richiesto dalle banche e dai principali azionisti della Cai, i «Capitani coraggiosi» chiamati nel 2008 da Silvio Berlusconi insieme a banca Intesa. Però l'intervento statale si attuerebbe come seconda tappa della ricapitalizzazione. La prima tappa, necessaria alla sopravvivenza immediata di Alitalia, consiste nel versamento di altri 150 milioni che toccherebbe ai maggiori attuali azionisti della compagnia, cioè i Benetton con Atlantia, Intesa Sanpaolo, l'Immsi di Colaninno (esclusa la Fire di Emilio Riva), si presume anche Air France-Klm se vorrà mantenere il suo 25 per cento. A queste condizioni le banche, dalle quali è partita la richiesta di coinvolgimento dello Stato, contribuirebbero aggiungendo un prestito di 200 milioni, per un totale di 500 milioni di «manovra finanziaria».
Il premier Enrico Letta, insieme al sottosegretario a Palazzo Chigi Filippo Patroni Griffi, ha lavorato ieri alla soluzione, nella nota ha chiesto «discontinuità» nella gestione dell'Alitalia e «una importante ristrutturazione con un nuovo progetto industriale». Il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni, molto cauto sul coinvolgimento pubblico, è partito per Washington per il Fondo monetario.

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