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Questo articolo è stato pubblicato il 11 ottobre 2013 alle ore 15:01.
L'ultima modifica è del 13 ottobre 2013 alle ore 13:31.

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È morto all'età di 100 anni Erich Priebke capitano delle SS che operò in Italia durante la seconda guerra mondiale, condannato all'ergastolo per aver partecipato alla pianificazione e alla realizzazione dell'eccidio delle Fosse Ardeatine. Lo scorso 29 luglio il suo ultimo compleanno, accompagnato da provocazioni, polemiche e proteste.

A quanto si apprende, è morto intorno all'ora di pranzo, sul divano. Il suo avvocato, Paolo Giachini, ha precisato: «Era malato da tempo. È morto di vecchiaia e non credo che ci sarà bisogno di un'autopsia perché i medici conoscevano le sue condizioni di salute».

Secondo quanto riferito ancora dal legale non ci sarà alcuna camera ardente. Non si conosce ancora la data del funerale. L'ex ufficiale nazista sarà sepolto accanto alla moglie a Bariloche, la città argentina dove anni fa si era rifugiato, ma ci sono ancora alcuni aspetti burocratici da risolvere.

«Esistono delle certezze nella religione. Quelli delle Fosse Ardeatine sono degli angeli e si occuperanno di lui per l'eternità. Priebke farà i conti con loro nell'altro mondo». ha commentato a caldo il presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici.

Di altro tenore la nota diffusa da Giachini. «La dignità con cui ha sopportato la sua persecuzione ne fanno un esempio di coraggio, coerenza e lealtà. Il suo ultimo lascito è una intervista scritta e un video, testamento umano e politico», si afferma.

Priebke era nato a Hennigsdorf, in Germania il 29 luglio 1913 e già a vent'anni aderì al Partito Nazionalsocialista ed il suo slancio nei confronti dell'ideologia hitleriana portò Heinrich Himmler in persona a cooptarlo per i corpi scelti delle Ss.

Come conseguenza dell'atto di armistizio, nel 1944, a Roma si pose sotto il comando di Herbert Kappler e dopo l'attentato di via Rasella, il 23 marzo 1944, fu tra gli autori delle esecuzioni di 335 ostaggi alle Fosse Ardeatine.

Con la rotta delle forze tedesche anche in Italia, il capitano Priebke fuggì da un campo di prigionia presso Rimini e dopo aver ricevuto documenti falsi a Roma, si rifugiò in Argentina, a San Carlos de Bariloche, in Patagonia, ai piedi delle Ande argentine.

Per anni riuscì a sfuggire alla cattura per i processi per crimini di guerra e, anche se i servizi segreti israeliani per molto tempo gli diedero la caccia, non fu mai scoperto.
Di fatto fu un libro a farlo arrestare.

La partecipazione di Priebke al massacro delle Fosse Ardeatine venne, infatti, denunciata nel libro di Esteban Buch 'El pintor de la Suiza Argentina' ('Il pittore della Svizzera Argentinà) ed a partire da questo libro, nel 1994, il giornalista statunitense Sam Donaldson lo intervistò a San Carlos de Bariloche in Argentina per conto dell'emittente ABC.

Le autorità italiane inoltrarono, quindi, la richiesta di estradizione a quelle argentine e Priebke fu arrestato e trasferito nel nostro Paese in Italia nel novembre 1995 per essere rinchiuso nel carcere militare Forte Boccea di Roma con l'accusa di crimini di guerra.
Le altalenanti e diverse fasi processuali portarono, nel marzo 1998, la Corte d'appello militare alla condanna all'ergastolo. Sentenza poi confermata nel novembre dello stesso anno dalla Corte di Cassazione.

Dal 2009 è stato concesso all'ex Ss di uscire di casa «per fare la spesa, andare a messa, in farmacia« ed affrontare «indispensabili esigenze di vita». L'ex capitano nazista risiedeva a Roma, in zona Aurelio-Boccea, a poca distanza dall'ex carcere militare dove è stato detenuto.

Priebke è morto nel giorno in cui in Vaticano il Papa ha ricordato il 70° della deportazione degli ebrei di Roma (16 ottobre 1943). Oggi Francesco ha ricevuto in Vaticano il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni e una delegazione della Comunità ebraica di Roma.

«Rispettiamo la persona di fronte alla morte, ma non possiamo dimenticare le vittime delle Fosse Ardeatine. Priebke è stato un criminale, al servizio di una dittatura sanguinaria». Così Carlo Smuraglia, presidente nazionale dell'Anpi, Associazione Nazionale Partigiani d'Italia.

«Non ho mai trattato un caso di un nazista che fosse dispiaciuto o mostrasse rimorso per i suoi crimini e Erich Priebke era certamente di quel genere», è stato il commento all'Adnkronos di Efraim Zuroff, del Centro Wiesenthal alla notizia della morte dell'ex ufficiale delle SS. «La gente senza coscienza vive a lungo - prosegue Zuroff - l'età avanzata non deve proteggere chi ha commesso crimini terribili, lo dobbiamo alle loro vittime».

Per il direttore dell'Ufficio di Gerusalemme del Centro Wiesenthal, «la morte di Erich Priebke all'età di 100 anni deve essere un forte monito e ricordarci che molti dei peggiori nazisti vivono in salute fino ad età avanzata e non c'è alcun motivo per ignorarli, semplicemente perché sono nati nel 1917, nel 1920 o nel 1921», conclude.

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