Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 17 ottobre 2013 alle ore 16:34.
L'ultima modifica è del 17 ottobre 2013 alle ore 22:32.

My24

Il videotestamento dell'ex ufficiale della Ss Erich Priebke, morto sei giorni fa a Roma, è stato diffuso oggi dal suo avvocato. «L'esecuzione fu terribile ma fu impossibile dire no» dice Priebke nel videotestamento, facendo riferimento all'esecuzione alle Fosse Ardeatine, eccidio in cui, nel marzo 1944, morirono 335 italiani come rappresaglia nazista all'attentato di via Rasella a Roma a danno delle truppe tedesche. Nel videotestamento di Priebke, diffuso nel pomeriggio dal suo legale Paolo Giachini, l'intervistatore, che è lo stesso Giachini, prende le mosse dall'autobiografia dell'ex capitano delle SS, "Vae victis", cioè «Guai ai vinti», titolo che viene dato anche all'intera intervista.

«L'attentato di via Rasella fu fatto dai partigiani sapendo che poi sarebbe venuta la rappresaglia. Quando Kesserling ha preso il comando in Italia, mise su tutti i muri un avviso che ci sarebbe stata una rappresaglia dopo qualunque attentato contro i tedeschi. Era risaputo e loro hanno fatto questo a proposito: pensavano che una nostra rappresaglia poteva portare a una rivoluzione della popolazione, che non è avvenuta», dice l'ex capitano Priebke.

«Il Gap, i comunisti italiani - continua Priebke - fecero un attentato contro compagnia polizia tedesca, erano uomini dell'Alto Adige, dunque italiani. Sapevano che dopo l'attentato viene la rappresaglia» dice Priebke nel videotestamento diffuso da Giachini, che ha rimesso il mandato lasciando le autorità italiane libere di decidere del destino della salma, oggetto di polemiche e scontri ad Abano Laziale.

«Il capitano Shultz fu eletto da Kappler come organizzatore della rappresaglia, lui era già stato in guerra nel fronte contro i russi ed era più abituato alla morte e alle rappresaglie. Per noi, per me e gli altri, era una cosa terribile». Dice Priebke in un altro passaggio: «Naturalmente non era possibile rifiutarsi».

Nello stesso giorno il presidente della comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici, intervenendo all'Assemblea capitolina straordinaria sulla Shoah, vorrebbe chiudere la questione: «Da alcuni giorni siamo purtroppo costretti a occuparci della morte di un personaggio sulla cui salma non si è ancora trovata una soluzione. Ora dobbiamo mettere nell'oblio quel personaggio e lavorare sulla speranza per i nostri giovani e per la nostra città».

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi