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Questo articolo è stato pubblicato il 17 ottobre 2013 alle ore 06:39.

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Ma in comune, con la fede oltranzista, il "caucus suicida" ha anche ben altro, che lo rende difficile da attaccare. Riceve il sostegno finanziario e politico di organismi e associazioni esterne al partito repubblicano, quali Heritage Action for America guidata dal 31enne Michael Needham e FreedomWorks, e di magnati ultraconservatori quali i fratelli Koch. Un appoggio che consente ai suoi protagonisti di essere spesso insensibili alle pressioni della stessa leadership conservatrice tradizionale.
I "kamikaze" sono figli del redistricting, della modifica dei confini dei distretti elettorali a livello statale che da anni alimenta la polarizzazione politica del Paese, creando bacini elettorali sempre più sicuri anzitutto per i repubblicani. Metà dei distretti in mano ai Tea Party sono oggi concentrati nel Sud, un quarto nel Midwest e altri nelle aree rurali della Pennsylvania come degli stati occidentali.
Questi distretti sono diventati nel 2012 sempre più omogenei, in media del 2% più "bianchi", e già partivano da un elettorato bianco al 75% e spesso al 90%, contro il 63% della media nazionale. Il livello di istruzione è invece inferiore al resto del Paese, solo il 25% ha una laurea contro il 29 per cento. Obama, in simili circoscrizioni, ha perso le elezioni di ben 23 punti percentuali. Cruz, Massie e Meadows sono i kamikaze di questi Stati Uniti. Di un'altra America.
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Gli uomini che hanno preso in ostaggio il debito americano
Ted Cruz Senatore del Texas
La via d'uscita dipende solo da Cruz, si diceva ieri nei corridoi del Congresso. E la svolta all'epopea del debito americano è sembrata finalmente possibile quando ieri l'irriducibile senatore repubblicano (42 anni) ha ammesso la sconfitta: anche se contrario al compromesso raggiunto per riaprire le agenzie governative ed evitare il default, Cruz ha detto che non avrebbe ancora fatto ostruzionismo come quando, il 24 settembre scorso, si imbarcò in Senato in un discorso lungo 21 ore, nella sua campagna contro la riforma sanitaria di Barack Obama. «L'establishment di Washington non ha ascoltato gli americani», ha concluso ieri.
Thomas Massie Deputato del Kentucky
Lo aveva promesso durante la sua campagna per le primarie nel Kentucky, nel 2012: se eletto al Congresso, non avrebbe mai preso parte a programmi federali sul fronte della sanità e delle pensioni. Thomas Messie, 42 anni, sostenuto dal movimento radicale dei Tea Party, imprenditore e inventore, si è sempre battuto contro quelle che definisce costose intrusioni del governo nella vita dei cittadini. Dopo aver votato contro l'accordo sul fiscal cliff, a inizio anno, in questi giorni Messie aveva preso le distanze dallo speaker John Boehner, ribadendo il «no» a qualunque compromesso con i democratici.
Mark Randall Meadows Deputato del North Carolina
Il 54enne deputato del North Carolina è stato il grande istigatore, il 21 agosto scorso, della prima lettera aperta ai deputati repubblicani ribelli, lettera in cui si intimava ai notabili del partito di assumere una linea dura contro Obamacare, la riforma sanitaria del presidente americano. In passato aveva votato anche contro gli aiuti alle vittime dell'uragano Sandy, insieme ad altri repubblicani che avevano individuato nella lista degli aiuti generi che avevano giudicato sprechi. Meadows è contrario a qualunque restrizione nel possesso di armi e a qualunque taglio delle spese per la difesa.
IL COMPROMESSO
Due fronti
Il piano su cui democratici e repubblicani hanno finalmente trovato l'accordo riuguarda sia lo shutdown che il tetto al debito
I tempi
L'accordo permetterà il finanziamento delle agenzie federali ai livelli attuali di spesa fino al 15 gennaio
L'intesa estende inoltre il potere di indebitamento fino al 7 febbraio: il presidente Obama sospenderà subito il limite ed entro 15 giorni dovrà presentare al Senato la richiesta di protrarre la sospensione fino al 7 febbraio
Un apposito comitato verrà incaricato di individuare soluzioni condivise a lungo termine ai problemi di bilancio
Riforma sanitaria «salva»
I repubblicani oltranzisti hanno rinunciato a inserire nell'accordo modifiche alla riforma sanitaria

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