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Questo articolo è stato pubblicato il 18 ottobre 2013 alle ore 17:48.
L'ultima modifica è del 18 ottobre 2013 alle ore 19:12.

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«La battaglia contro questo tipo di carcerazione preventiva va fatta, ma non ha bisogno di simboli come me. Succede veramente a tante persone, succede con troppa frequenza e le possibilità di difendersi in quei momenti sono ridottissime. Mi posso ritenere fortunato che la mia assoluzione sia arrivata mentre sono ancora in vita».

Così Silvio Scaglia, ex patron di Fastweb, assolto ieri nel processo che lo vedeva sotto accusa per una maxifrode fiscale, e che gli è costato un anno di detenzione, in un'intervista a Effetto Giorno, le notizie in 60 minuti su Radio24. Quale è stato l'impatto di questi fatti sulla sua vita e sulla sua reputazione?

«Se lei ripercorre - ha risposto Scaglia - cosa è stato scritto e detto dai media nel febbraio 2010 potrà capire che l'impatto è stato violentissimo su di me e sulla famiglia. Ma tanto ero fiducioso della mia innocenza, che avevo fatto un importante investimento in Italia acquisendo La Perla e investendo per rilanciarla».

Cosa vuol dire a noi giornalisti? «Ai giornalisti dico fate un esercizio: andate a rileggervi quello che è stato scritto nel 2010. Questo già mi farebbe molto piacere». Intenterà azioni legali? «No, bisogna guardare avanti».

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