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Questo articolo è stato pubblicato il 22 ottobre 2013 alle ore 15:26.
L'ultima modifica è del 22 ottobre 2013 alle ore 19:42.

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Rosy Bindi (Pd) è stata eletta presidente dell'Antimafia con 25 voti. Otto voti sono andati a Luigi Gaetti (M5S). Ed è strappo nella maggioranza sulla nomina dell'esponente democratico. I presidenti dei gruppi parlamentari del Pdl, Renato Schifani e Renato Brunetta hanno annunciato in mattinata che avrebbero disertato i lavori dell'Antimafia se fosse passata la nomina targata Pd. E in una nota hanno annunciato così la non partecipazione al voto, stigmatizzando il mancato accordo sul candidato alla presidenza: «La delegazione del Popolo della libertà, in caso di elezione di un presidente nella seduta odierna non parteciperà ai lavori della Commissione per l'intera legislatura, denunciando con questo atto l'irresponsabilità del Pd e affermando la necessità di avere alla presidenza di una commissione così importante una personalità condivisa dall'insieme delle forze politiche».

Bindi: no alle dimissioni, ma impegno per ricucire strappo
La neopresidente Bindi (Pd), dal canto suo ha dedicato al Pdl la sua prima dichiarazione da numero uno dell'organismo bicamerale. «Il mio impegno - ha affermato - sarà cercare di superare questa fase di difficoltà. Mi adopererò per ricucire lo strappo di oggi. Ma ha chiso le porte sull'ipotesi dimissioni, chieste da alcuni esponenti Pdl come Fabrizio Cicchitto: «Non posso non rispettare le 25 persone che mi hanno votato - dice -. So che devo essere la presidente di tutti ma non lo posso fare se loro non mi riconoscono come tale». E a chi in Transatlantico le chiedeva se la sua elezione alla presidenza della commissione bicamerale sia stata, come accusa il Pdl, un nuovo episodio di patti non rispettati dal Pd ha replicato:«Se ci sono stati patti non ne ero a conoscenza».

Il ballottaggio con Gaetti (M5S)
I parlamentari del Pd in commissione antimafia sono 20, due i voti a disposizione di Sel, due i socialisti. Per avere la maggioranza necessaria, di 26 voti al primo turno, serviva anche l'ok dei tre rappresentanti di Scelta civica. Ma Rosy Bindi al primo turno non ha raggiunto la soglia dei 26 necessari. Di qui il ballottaggio con Luigi Gaetti dei cinque stelle che aveva preso in prima battuta 6 voti, 2 in meno dei componenti M5S. Riccardo Nuti, capogruppo grillino alla Camera, ha smentito qualsiasi "giallo" su una presunta spaccatura all'interno del M5s nel primo voto. Gaetti ha avuto 6 voti e non 8, «perché lui stesso non si è votato, e un altro nostro collega era in quel momento in missione. Quindi nessuna spaccatura». La commissione ha eletto con il ballottaggio anche due vicepresidenti: Claudio Fava (Sel) e Luigi Gaetti (M5S).

L'ira del Pdl: si dimetta
Il Pd, in un'assemblea avvenuta ieri sera, aveva ribadito all'unanimità la candidatura di Rosy Bindi, suscitando le ire del Pdl. Il partito di Berlusconi aveva deciso di fare un passo indietro la scorsa settimana in favore di Lorenzo Dellai, capogruppo alla Camera di Scelta Civica. Ma poi era saltato l'accordo di maggioranza, prolungando uno stallo che andava avanti da mesi. Oggi il Pdl è unito nella linea dello scontro con il Pd. Maurizio Gasparri commentando oggi l'elezione su twitter ha parlato di: «inaccettabile strappo del Pd pur di dare una poltrona a Rosy Bindi». Ha rincarato la dose la "colomba" Fabrizio Cicchitto: «Chi é stato eletto presidente in questo modo inusitato dovrebbe rimettere il suo mandato, perché si troverà a dirigere una Commissione così delicata priva di rappresentanza generale. Il gruppo Pdl -giustamente non prenderà più parte ai lavori della Commissione».


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