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Questo articolo è stato pubblicato il 23 ottobre 2013 alle ore 15:53.
L'ultima modifica è del 23 ottobre 2013 alle ore 16:30.

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Era conosciuta come Bagtown, la città dei sacchi, a causa delle abitazioni improvvisate che avevano come pareti sacchi di cemento. Per raggiungerla, nel 1913, bisognava viaggiare in treno e poi proseguire con un carro trainato da cavalli, perché la ferrovia non raggiungeva il piccolo centro abitato: fu costruita solo tre anni dopo. Gli italiani la conoscevano grazie al passaparola. Arrivavano a Sydney via mare e, se non riuscivano a trovare lavoro in città, si mettevano in viaggio verso Bagtown, oggi chiamata Griffith. Sapevano che c'era terra, tanta, da lavorare, e possibilità di potersi costruire un futuro. La maggior parte dei giovani che la raggiungeva pensava di lavorare qualche anno, risparmiare una piccola fortuna e tornare in Italia, per vivere con la famiglia. Nella maggior parte dei casi non tornarono più ma riuscirono a pagare il biglietto a tutti i famigliari rimasti in italia per potersi riunire in Australia.

La storia
La città di Griffith si trova a circa 650km da Sydney e si è sviluppata grazie al lavoro degli italiani che hanno trasformato il territorio arido in agricolo. Dopo la prima guerra mondiale il governo inglese regalò la terra ai reduci con un po' di soldi per potersi mantenere per i primi anni e avviare aziende agricole. Incapaci di lavorare la terra, gli inglesi iniziarono a venderla agli italiani che, grazie al duro lavoro e alla costruzione di dighe da parte del governo australiano, riuscirono a trasformare la zona desertica di Griffith in una sorta di pianura padana. Gli italiani, che continuavano a raggiungere Griffith a ondate, complici le guerre mondiali, la povertà e la mancanza di possibilità in Italia, aprirono aziende e attività commerciali. Ancora oggi le famiglie italiane possiedono terreni e aziende agricole a Griffith, fra cui risaie, vigneti, agrumeti e ogni sorta di ortaggi.

Griffith oggi
La caratteristica principale di Griffith si scopre leggendo l'anagrafe delle famiglie che vi abitano: molti i cognomi di origine veneta, calabrese e abruzzese. Inoltre, secondo il censimento del 2011, il 60% della sua popolazione ha dichiarato di avere origini italiane, venete o calabresi. Oggi a Griffith abitano circa 26mila abitanti, si parla un inglese misto a dialetto veneto, si festeggia ancora la Festa della Salsiccia e la festa del Papà del Gnocco.

Il libro
La storia di Griffith e dei pionieri che hanno contribuito a trasformare il deserto in città è stata raccontata da Alessio Corazza, Michele Grigoletti e Ella Pellegrini nel libro Australia solo Andata. «Lo scopo del nostro lavoro, - spiega Michele Grigoletti, autore del libro - è stato quello di rispondere all'esigenza degli abitanti di Griffith: tener viva la memoria di questa città e delle persone che ne hanno permesso lo sviluppo». La realizzazione del libro ha portato alla luce storie «che l'Italia e gli italiani avevano dimenticato o di cui non erano al corrente. Come – specifica Michele – il periodo in cui, con lo scoppio della seconda guerra mondiale, gli italiani si sono ritrovati nella situazione di "nemico" e di conseguenza fatti prigionieri a scopo precauzionale». Le ricerche storiche e cronologiche, con l'accesso a documenti conservati negli archivi nazionali di Sidney, Canberra e Melbourne, sono durate oltre due anni e hanno portato alla scoperta di lettere, scritti e documenti spesso sconosciuti dalle famiglie a sui erano indirizzati. «La particolarità di questa città - continua Michele - non è solo rappresentata dal fatto che sia nata grazie agli italiani, che sapevano come lavorare la terra e hanno trasformato un deserto in un importante centro agricolo, ma ancora oggi, essendo isolata, Griffith ha manenuto una forte identità, creata dai primi veneti e calabresi».

L'immigrazione del nuovo millennio
Gli italiani di Griffith hanno offerto sostegno ai connazionali arrivati dall'italia nel dopoguerra e oggi. «La storia non è finita. Molti giovani, che giungono in Australia con il visto Working Holiday, raggiungono Griffith alla ricerca di un primo lavoro e ancora una volta questa città è simbolo dell'immigrazione italiana in Australia. Sembra che la storia del passato si ripeta – conclude Michele -. I giovani italiani, oggi, lasciano l'Italia in cerca di realizzazione personale e professionale, esattamente come i giovani che l'hanno lasciata nei primi anni del Novecento».

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