Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 24 ottobre 2013 alle ore 11:20.

My24
(Lapresse)(Lapresse)

Segnate questo nome: Juan José Narvaez. Ha 18 anni ed è nato a Pasto, una città colombiana ai piedi del vulcano Galeras, quota 2527 metri. Da quelle parti, col freddo non si scherza. Pare che la temperatura media non vada molto oltre i 13 gradi. In estate, come in inverno. Strano ma vero, a Pasto si gioca anche al calcio. E pure piuttosto bene, a giudicare dai risultati che è riuscita a mettere da parte negli ultimi tempi la squadra di casa, il Deportivo, culla e giardino di un diciottenne che ha trovato il modo di fare fortuna in Spagna con la camiseta blanca del Real Madrid.

Narvaez, il giovane fenomeno in questione, è un fan di Cristiano Ronaldo e ieri ha deciso di dimostrarlo come si deve. L'occasione, la gara "parallela" di Youth League, la Champions League delle formazioni Primavera. Si giocava nello stadio intitolato alla gloria infinita di Alfredo Di Stefano, ma sembrava di essere su un campo da tennis. Real batte Juve 6-2, punto e a capo. Narvaez? Ha segnato quattro gol quattro, che vanno ad aggiungersi alla primizia raccolta poco meno di un mese fa in Turchia, in casa del Galatasaray. Crollano i giovani, perdono i grandi. La Signora torna a Torino con pochi sorrisi e tanti mugugni.
Se la situazione della squadra di Conte in Champions non è buona, perché 2 punti in 3 partite non suggeriscono certo brindisi e canti in allegria, quella dei ragazzi di mister Andrea Zanchetta, ex Chievo, Vicenza e Lecce dalla scorsa estate sulla panchina della Primavera juventina, è preoccupante ma non drammatica. Real e Copenaghen (avete letto bene, i danesini Under 21 ci sanno fare) guidano il girone a quota 5, davanti a Juve (4) e Galatasaray (1). Come dire, tutto è ancora possibile. Nella buona e nella cattiva sorte. Eppure, qualcosa non torna. Si dirà, una rondine non fa primavera. Soprattutto, quando la stagione promette freddo e pioggia e in cielo si vedono sfilare soltanto nuvole e nuvoloni. Tuttavia, quando le rondini diventano due, beh, meglio cominciare a farsi delle domande.

Riavvolgiamo il nastro di 24 ore. Al Breda di Sesto San Giovanni va in scena la gara di Youth League tra Milan e Barcellona. La giovane crociata rossonera è guidata da Pippo Inzaghi, che in molti vedono al posto di Max Allegri a stretto giro di posta. Anche e soprattutto per la gioia del presidente Silvio Berlusconi, cofirmatario del motto "il Milan ai milanisti". Non poteva essere una passeggiata, perché la cantera blaugrana è nota per la produzione di talenti di prima qualità, ma che diventasse una corsa a ostacoli lo avrebbero creduto in pochi. La partita inizia benissimo. Al 16' gonfia la rete il diciottenne sloveno Maks Barisic, nuovo virgulto dell'ensemble rossonero. Milan 1, Barcellona 0. Passano quattro minuti e comincia l'incubo. Prima Munir, poi Sanabria, quindi Goodswill. Gli ospiti chiudono il primo tempo in vantaggio di due gol. Milan infilzato ma ancora in piedi, pronto a battagliare.

Lo dimostra il 2-3 realizzato dalla giovane promessa di Milanello, Bryan Cristante, a una manciata di secondi della seconda frazione di gioco. Inzaghi esorta i suoi, "coraggio, si può fare". Invece no, non si può. Lo spiegano in modo chiaro i soliti noti Sanabria e Munir, che portano il risultato sul 2-5 al 32'. Gara finita, gara chiusa. Prima di ripararsi nello spogliatoio, i rossoneri sono costretti a vedere esultare anche l'attaccante Rolon, che ancora non aveva segnato e aveva una voglia matta di rimediare. Il tabellino propone numeri poco confortanti: Milan-Barcellona 2-6. Inzaghi è triste, ma non troppo: «Ci è mancato segnare, è un nostro difetto, sprechiamo troppo». Ma forse intendeva dire qualcos'altro. La classifica del gruppo H non è disperata, tutt'altro. Il Barca guida le danze a quota 9, il Milan è secondo a 6, davanti a Celtic (3) e Ajax (0). Per carità, andrà meglio e la qualificazione al turno successivo è ancora a portata di mano, però inutile nascondersi dietro a un paravento. In due partite, Barca e Real sono stati capaci di regolare i baby di casa nostra con esiti travolgenti. Spagna batte Italia 12 a 4. Tanto, tantissimo, a poco. Che sia un segnale da non sottovalutare di come il calcio tricolore non abbia ancora trovato la strada giusta per tornare grande?

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi