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Questo articolo è stato pubblicato il 25 ottobre 2013 alle ore 16:02.

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(Afp)(Afp)

Saranno duecento i posti di lavoro italiani di Electrolux che saranno tagliati ma c'é il rischio, molto più grosso, di una chiusura dei quattro stabilimenti esistenti nel nostro Paese che danno lavoro a 4.500 persone. Lo riferiscono a Radiocor i sindacati dei metalmeccanici dopo l'annuncio del gruppo di elettrodomestici di voler operare a livello globale duemila tagli (di cui 1.500 in Europa) e di aver messo sotto osservazione i quattro stabilimenti italiani. «In Italia - spiega Stefano Zoli, coordinatore nazionale elettrodomestici della Fiom Cgil - sono previsti 200 esuberi. Si tratta di tagli lineari, finora non abbiamo altri dettagli».

Il timore, incalza però una fonte sindacale, «è ben altro. Electrolux ha lanciato un'investigazione su tutti gli stabilimenti italiani e i precedenti dicono che iniziative analoghe si sono sempre concluse con drastici ridimensionamenti dei siti. Lanciare un'investigazione vuol dire che si sta prendendo seriamente in considerazione la chiusura. È un'azione sorprendente considerando che Electrolux è il primo produttore italiano di elettrodomestici». I quattro stabilimenti di Electrolux si trovano a Forlì (dove si producono forni e piani cottura), a Solaro (dove si producono lavastoviglie, in provincia di Pordenone (lavatrici) e di Treviso (frigoriferi). La fonte sindacale mette in rilievo anche che Electrolux aveva già firmato a marzo scorso un accordo per gestire 1.200 esuberi attraverso ammortizzatori sociali e mobilità volontarie. «A sette mesi dall'accordo - prosegue - si rimette tutto in discussione». Il prossimo incontro con l'azienda si terrà lunedì. Un appuntamento in agenda dei sindacati prima dell'annuncio di oggi. «Siamo pronti - chiosa Zoli - una volta incontrata l'azienda a organizzare mobilitazioni».

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