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Questo articolo è stato pubblicato il 28 ottobre 2013 alle ore 13:48.

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Il podio è ancora occupato dalle aziende dell'information technology. Ma al vertice della classifica delle 25 migliori multinazionali del mondo, stilata da Great Place to Work, quest'anno c'è Google (che evidentemente non si accontenta solo di battere i record in Borsa). Il colosso di Mountain View vede premiata una risalita costante, dal quarto posto del 2011 al secondo del 2012; fino alla prima posizione (World Best Multinational Workplace 2013) raggiunta scalzando Sas, che ottiene la medaglia d'argento.

La società di software e servizi di business analytics torna infatti al secondo posto già occupato due anni fa, mentre sul terzo gradino rimane stabile NetApp. Al quarto, dopo una discesa che dalla testa del 2011 l'aveva portata lo scorso anno al quinto posto, c'è Microsoft.
La lista delle migliori multinazionali al mondo è alla sua terza edizione, e vede l'esordio di Bbva (13°) e Novartis (25°). Mentre rispetto al 2012, si segnalano esclusioni (PepsiCo, Intel, Marriott, Ernst & Young, Novo Nordisk) e rientri come quelli di Hilti (15°), Atento (21°) e The Coca Cola Company (24°).


Le selezioni
Great Place to Work (GPTW), che studia da più di vent'anni la qualità dell'ambiente organizzativo delle aziende e offre servizi diagnostici e di consulenza, nei 45 paesi in cui è presente ha selezionato le migliori aziende tra le oltre 6mila che hanno partecipato al contest tra la fine del 2012 e la metà del 2013. Più di mille multinazionali hanno aderito alle indagini a livello globale. Tra queste, 517 sono apparse su una delle liste nazionali dei Best Workplaces (il criterio è necessario per partecipare alla classifica). E in 37 hanno superato i criteri selettivi per entrare nella lista delle 25 migliori al mondo.


Il metodo
L'analisi - afferma GPTW – aiuta le organizzazioni di tutti i tipi e dimensioni a capire quale relazione ci sia tra la loro cultura e la perfomance. Gli analisti di GPTW valutano le organizzazioni attraverso due strumenti: il sondaggio – in forma anonima – tra i dipendenti (Trust Index), che pesa per i due terzi sulla valutazione; e il questionario di gestione (Culture Audit), compilato dai responsabili delle risorse umane, che consente di analizzare le politiche intraprese. C'è infine una parte finale dedicata ai commenti liberi.

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