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Questo articolo è stato pubblicato il 17 ottobre 2013 alle ore 22:46.
L'ultima modifica è del 18 ottobre 2013 alle ore 07:25.

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New York - Google ha ritrovato smalto nei conti del terzo trimestre dell'anno, dimostrando il proprio dominio nella pubblicità online. Anche sulla frontiera d'avanguardia delle inserzioni "mobili", su smartphone e tablet. È un dominio che tiene a distanza di sicurezza i rivali nei new media, da Facebook a Yahoo. E in grado di scatenare corse del titolo in Borsa: nel dopo mercato è svettato a nuovi record, in rialzo dell'8% a circa 960 dollari.
Google, reduce da un bilancio sottotono tre mesi prima, ha macinato profitti per tre miliardi, anche se non senza potenziali controversie. Il rialzo del 36% è stato infatti aiutato da una bassa tassazione, scesa a un'aliquota effettiva del 15% dal 23% dell'anno scorso grazie a quello che il direttore finanziario Patrick Pichette si è limitato a definire il mix di profitti tra casa madre e filiali estere. La controllata Motorola, rilevata l'anno scorso, ha inoltre continuato a pesare sul bilancio.

Ma anche il fatturato è cresciuto, seppur del 12% con minor spinta degli utili, a 14,9 miliardi da 13,3 miliardi. L'attenzione degli investitori e degli analisti, ben più che sullo spettro dell'elusione fiscale, si è così soffermata sul successo della strategia di raccolta pubblicitaria sperimentata da Google al cospetto dei concorrenti, anzitutto nel segmento "mobile". Google, stando a eMerketer, detiene oggi un terzo del mercato di tutte le inserzioni online globali, contro il secondo classificato, Facebook, con soltanto il 5 per cento. Yahoo ha addirittura sofferto un declino del fatturato nel terzo trimestre nonostante la cura di Marissa Mayer. La carenza di tecnologie e attenzione rivolte all'hi-tech "mobile" penalizza anche consolidati protagonisti dei servizi informatici quale Ibm, che ieri ha ceduto il 6% in Borsa su risultati deludenti.

Google ha adottato numerose innovazioni che hanno dato frutti: da un nuovo algoritmo per ricerche dettagliate e pubblicità con immagini, entrambi sviluppi preziosi per gli inserzzionisti. Fino a "campagne pubblicitarie rafforzate", definite in questo modo perchè integrano l'offerta di spazi pubblicitari sugli accessi sia via computer che via smartphone.
Proprio quest'ultima svolta ha prodotto i migliori risultati: ha fatto scattare una forte espansione delle pubblicità "mobili", compensando il loro prezzo inferiore. Le due misure della raccolta di inserzioni hanno potuto divergere senza danneggiare la performance: il numero dei cosiddetti "paid clicks" è aumentato enormemente, del 26%, il ritmo piu' rapido da un anno a questa parte. Il prezzo medio pagato dagli inserzionisti e' invece scivolato dell'8%, estendendo a due anni la tendenza al declino e riflettendo il minor costo della pubblicita' sugli apparecchi mobili. La somma è stata alla fine positiva: si può anzi dire che Google nell'ultimo trimestre abbia risolto il rebus della monetizzazione di Internet barattando prezzi scontati per volumi inseguiti sempre più aggressivamente.

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