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Questo articolo è stato pubblicato il 29 ottobre 2013 alle ore 11:48.
L'ultima modifica è del 29 ottobre 2013 alle ore 11:55.

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Antonio Spilinbergo (Afp)Antonio Spilinbergo (Afp)

Che succede in Slovenia, la piccola repubblica alpina dietro l'angolo del nostro Nord-Est? Succede che l'Fmi si è stancato della prudenza di Lubiana e ha lanciato un monito, se non un vero e proprio allarme, al governo a far presto per risolvere il problema dei fondi necessari per aumentare il patrimonio delle banche.«La ricapitalizzazione del sistema bancario è per la Slovenia una necessità urgente e il tema va affrontato immediatamente», ha detto senza mezzi termini Antonio Spilimbergo, numero uno della missione slovena Fmi alla Reuters.

Appesantita da sofferenze pari a circa 7,9 miliardi di euro (pari a circa un quinto del Pil sloveno) in un sistema bancario il cui capitale fa in maggioranza capo allo Stato, la piccola repubblica alpina sta cercando di non diventare il prossimo paese (il sesto, dopo Grecia, Irlanda, Portogallo, Spagna e Cipro) della zona euro a chiedere un pacchetto di salvataggio ai creditori internazionali. Sarebbe il colmo, per la commissione di Bruxelles - in un momento dove tutti auspicano che la crisi dei debiti sia finita e l'Irlanda prevede di tornare nel 2014 sui mercati - veder riapparire nell'eurozona il pericolo del contagio.

«La ricapitalizzazione delle banche è un'emergenza da affrontare subito» dice alla stampa il capo della missione del Fondo monetario internazionale con il proposito di fare pressione sul governo di Lubiana che evidentemente cerca di rinviare le decisioni impopolari. A parere di Spilimbergo, inoltre, Lubiana non può permettersi i costi dell'attuale sistema pensionistico e deve avviare un processo di riforme delle compagnie partecipate dallo Stato. «Siamo del parere che per la Slovenia sia fondamentale procedere sulla strada delle privatizzazioni» ha concluso Spilimbergo.

Tutto questo mentre il governatore della Banca centrale slovena, Bostjan Jazbec, in un'intervista al quotidiano austriaco Der Standard, getta acqua sul fuoco e cerca di abbassare i toni. Il governatore ha detto che ci sono ancora margini per la Slovenia di riuscire a risolvere da sola i problemi del sistema bancario.

Secondo Jazbec i risultati degli stress test, attesi per la seconda metà di novembre, non dovrebbero discostarsi più di tanto dai dati, di cui si è già in possesso. Insomma non è il caso di drammatizzare.

L'ultima valutazione della banca centrale slovena, che è stata pubblicata a fine settembre e che si riferisce al periodo di agosto, parla di 7,87 miliardi di euro di "bad loans". Alla domanda se basterà per il salvataggio del settore bancario la somma di 1,2 miliardi di euro, che il governo ha previsto nella legge finanziaria 2014, Jazbec ha osservato che per avere una risposta definitiva si dovrà aspettare ancora un pò.

Il governatore centrale sloveno ha però espresso la convinzione, che se ci fosse bisogno di una maggiore iniezione di liquidità, la Slovenia si potrebbe rivolgere ai mercati finanziari internazionali. Una mossa che presuppone però la fiducia dei mercati verso la politica di austerità del governo sloveno e la sua capacità di portarla avanti, nonostante le eventuali proteste popolari.

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